di Barbara Soffici
La fine della legislatura ha lasciato in sospeso, “scoperte”, molte questioni importanti, cruciali, soprattutto in campo economico-sociale. Nodi che sono stati rimandati per evitare di alimentare i conflitti interni e trasversali. Nodi che saranno ereditati dalla prossima legislatura e dal prossimo governo, costretto ad attuare quelle “manovre correttive” richieste dalla Commissione europea per mantenere il nostro debito pubblico all’interno dei parametri fissati. Nodi che si sono riproposti all’attenzione già subito dopo lo scioglimento delle Camere, con l’inizio della campagna elettorale. Che si preannuncia indecifrabile. La sfiducia e la disistima dei cittadini italiani nel sistema politico, nei partiti, potrebbe infatti sfociare, ancora una volta, nell’astensionismo. Rendendo ancor più incerto il futuro del prossimo governo, costruito forse, in mancanza di una maggioranza coesa, ancora su alleanze di compromesso. Molti si chiedono se le forze politiche seguiranno davvero il consiglio del Capo dello Stato di mantenere toni contenuti e proporre solo programmi realistici. Tutti gli schieramenti avanzano formule diverse, più o meno allettanti, ma non si sa quanto attendibili, sostenibili: assicurano riduzioni fiscali per rilanciare la crescita e il lavoro (il M5s propone la revisione aliquote Irpef per classi medio-basse; il Pd, il taglio delle tasse per 30 miliardi; la Lega e FI la flat tax, dal 15% al 23 %); promettono sostegni e sussidi per fronteggiare l’aumento della povertà (reddito di cittadinanza per il M5s; reddito di inclusione per il Pd; aumento delle pensioni minime – reddito di dignità e imposta negativa per FI). Gli elettori sono però scettici e preoccupati. Anche per chi è poco esperto di economia risulta chiara l’impossibilità di estinguere un debito se contemporaneamente aumentano le spese e diminuiscono le entrate. In verità tutti gli schieramenti sono concordi sulla necessità di “rivedere” il Titolo V della Costituzione ( riformato dal centrosinistra nel 2001) che ha prodotto, con l’aumento eccessivo della burocrazia, una minore capacità decisionale e una maggiore spesa. Ovviamente, ognuno con la propria ricetta; con l’obiettivo comune di “recuperare risorse per spingere la crescita”. Anche in questo caso per l’elettore diventa arduo valutare la capacità di “invertire la corsa alle spese correnti” dei vari partiti. Un esempio? Il M5s da tempo è impegnato ad evidenziare le “ingiustizie”, le “diseguaglianze”, le “ingerenze sovranazionali” e gli sprechi della Pubblica Amministrazione; e per risolvere questi problemi non ha trovato altro modo che rivalutare il “ruolo dello Stato” con l’aumento delle tasse (per le fasce medio-alte) e del debito pubblico, per garantire quel famoso reddito di cittadinanza che in realtà non è destinato a tutti i cittadini. Anche la Ue è preoccupata; sia per quanto riguarda l’esito del voto italiano, sia per il programma di impegno europeo…
Barbara Soffici