RACCONTARE: E’ IL MONDO FATTO PAROLA

RACCONTARE: E’ IL MONDO FATTO PAROLA

Viterbo. Caffeina 2019. “Il senso della narrazione”: Se ne discuterà nell’incontro organizzato dall’Istituto psicologico europeo (IPSE) per la riedizione del libro di Candido Proietti “Mi riconoscerà Peppino? Eravamo ragazzi a Civita di Bagnoregio” di Candido Proietti (Davide Ghaleb Editore).

Relatori lo studioso di filosofia Luciano Dottarelli; Paolo Cercola, biologo nutrizionista e fitoterapeuta; Andrea Natali, esperto in Conservazione dei beni culturali e narratore di comunità; Michele Palazzetti, coach e formatore, Direttore IPSE Viterbo.

Appuntamento sabato 22 giugno dalle 18 alle 19.30 in sala Regia del Comune di Viterbo. Ingresso gratuito.

IL SENSO DELLA NARRAZIONE

Narrare non è esporre solo fatti, accadimenti, personaggi. È rappresentare un mondo e condividerlo. È esporre la nostra visione della realtà, i nostri valori, i significati che attribuiamo alle cose. È dare forma al disordine delle esperienze. Narrare per qualcuno è una forma d’amore, perché è un’esplorazione intima di sé mostrata agli altri. Tutti noi adulti, a maggior ragione educatrici e insegnanti, dovremmo riprendere confidenza con la narrazione. Perché è un’occasione unica di relazioni autentiche.

La narrazione è una pratica che ognuno di noi svolge quotidianamente. Essa ha il vantaggio di aiutarci a dare un senso, comprendere come l’esperienza umana influisca nella nostra percezione del mondo che viviamo, dare sostegno dell’identità personale.

Questo vantaggi si ottengono grazie all’utilizzo del pensiero narrativo, che sorge dalle immagini, e si distingue da quello paradigmatico e scientifico.

La narrazione appare così essere un’attività fondamentale nella vita e implica, apertamente o meno, un utile, un vantaggio.

La pratica narrativa può essere vista anche come uno strumento a servizio del benessere.

Già Asclepio di Tessaglia sosteneva, tremila anni fa, che la parola è fondamentale per curarsi: “Prima la parola, poi la pianta, per ultimo il bisturi.
La narrazione, infatti, consente di affrontare e rielaborare esperienze. Inoltre favorisce la creazione di mondi possibili e quindi dà la possibilità individuare soluzioni differenti, e magari più adattive, da quelle sperimentate nella realtà.
Nel suo complesso poi è di per sé fonte di esperienze emotivamente positive, piacevoli e motivanti in quanto è un’esperienza che coinvolge mente e corpo.

Il benessere della narrazione non è solo individuale ma anche sociale, di comunità.

La narrazione di comunità è racconto personale e sociale, che si sviluppa nel ripercorrere esperienze, attribuendo emozioni e idee, contribuendo così alla formazione dell’identità.

Il narratore di comunità è un artigiano delle storie e dei paesaggi locali. Narra le storie di coloro che hanno vissuto il territorio ma anche il territorio che ha determinato tali storie. È consapevole, però, che narrare non è innocente.