di Maurizio Liverani
Fra i segni dei tempi si annovera la cattiveria e in special modo l’odio come pilastri della politica italiana. Ne è vittima in questo periodo la presidente della Camera Laura Boldrini. Parlar male di lei è la sola maniera che hanno alcuni di considerare la vita politica come qualcosa di ancora reale; una forma di sentirsi partecipi di una società o consorteria. La strage della correttezza è ormai di rigore nei cosiddetti show-d’odio nati per screditare politici in ascesa e per il gusto di abbandonarsi alla diffamazione sistematica. Spiace che questo modo di condurre la politica fruisca anche delle più fervide congratulazioni di un pubblico che pensavamo più incline alla tolleranza. Laura Boldrini ha tutta la nostra solidarietà quando ha deciso di non lasciarsi maltrattare senza reagire, persuasa che l’accondiscendenza verso chi la insulta nasca dalla connivenza di parlamentari con chi le sputa addosso. Questo accade quando si confonde la causa del Paese con quella dei politicanti. Si è scatenata nel recinto di Montecitorio una nuova ondata di polemiche. “Detonatore” l’odio che acceca la iattanza dell’avversario politico. Questo modo di praticare le controversie può arrecare danni incalcolabili alla democrazia. Per chi non condivide questo ricorso all’insulto è motivo di profondo disagio, anzi di sgomento. La politica sembra essere la terra promessa dell’infelicità e della cupezza, quella ove la tristezza deve essere maggiormente presente. Constatare a quale punto di bassezza può arrivare il confronto partitico indolenzisce l’animo di ogni democratico. Questo non è il modo di vedere le vicende politiche; dietro ci sono alchimie sottili e anche chiusure. A dare il via a questa deprecabile moda, come abbiamo detto, sono stati i vari show politici. La richiesta di cattiveria non investe soltanto l’attività ma anche, assai più, la persona. La reazione della Boldrini è a vasto raggio e può essere interpretata come un’operazione di coraggio contro chi arriva al falso servendosi dei mezzi di comunicazione. Ciò che sorprende è che si è cattivi non per una profonda esigenza morale ma per il desiderio di piacere a un certo pubblico, per stimolare una curiosità triviale. Il Parlamento italiano è un concentrato di rancori.
Maurizio Liverani