ONNIPOTENTE FURIOSO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

ONNIPOTENTE FURIOSO

L’aspetto della meschinità renderebbe, secondo papa Wojtyla, furioso l’Onnipotente. In una frase lucidissima fissa il modo con cui il credente deve preparasi all’Apocalisse: “Occorre attendere questo evento finale con serena speranza”. Chi vive il Corona virus come un anticipo dell’Apocalisse è, dunque, in torto. Giovanni Paolo II spiegava che bisogna impegnarsi alla costruzione di un nuovo regno che alla fine sarà consegnato da Cristo nelle mani del padre. Per Wojtyla l’Apocalisse non è una maledizione; per papa Francesco, molto più guardingo, il flagello pandemico non è una calamità provvidenziale, non vuole coinvolgere la Creazione in una visione apocalittica. Si guarda bene persino dall’invitare i credenti a non aver paura. Il credente deve essere attratto dalla seduzione della vita eterna. Il Tempo, il Divenire e il Niente ci saranno, con la fine, indifferenti. Felici coloro che potranno entrare a vele spiegate in questa fine. Il futuro è nell’aldilà. Si prova una certa inquietudine che in questo mondo non si possa coltivare alcuna speranza perché quaggiù – Covid19 ne è una prova? – non abbiamo una città stabile. I due papi sono concordi nel sostenere che l’umanità avrebbe una sola versione della fine. La pandemia cosa ci fa capire? Per esempio, Indro Montanelli si domandava, sul “Corriere della Sera”, perché si continuasse a tenere sotto scomunica il nome e il ricordo del sacerdote Ernesto Buonaiuti, il più acuto interprete del modernismo. Vi domanderete: “Cosa c’entra l’autore delle ‘Lettere di un  prete modernista’ con l’attesa dell’Apocalisse?”. Le famose lettere rappresentarono, nei primi anni del secolo scorso, la protesta contro la religione pessimistica e cupa e l’esaltazione di un cristianesimo visto come gioiosa espressione della vitalità dell’uomo. “La società moderna – scriveva Buonaiuti – vuole che l’individuo e la collettività non si rassegnino inerti al male della vita, ma cerchino di migliorarla. Il cattolicesimo predica, invece, la rassegnazione al male presente in vista di un misterioso premio al di là della tomba, inculca l’abbandono di ogni volontà irrequieta d’avanzamento nella prosperità …”. La fede fanatizza il credente; vede in queste pandemie lo zampino del nemico della religione. In nome del dogma la Chiesa di Francesco cancella l’Apocalisse. 
 
 MAURIZIO LIVERANI