di Maurizio Liverani
La sconfessione della divisione tra destra e sinistra consente all’italiano di pensarla come vuole, cioè, come ha sempre fatto. La sola lista ideologicamente invisibile è quella che accomuna quasi tutti al disinteresse per la vita politica. Chi è smanioso di combattere la solita guerra, destra contro sinistra, con pugilati cartacei noiosissimi ignora questa “novità!. Per l’italiano contano le capacità non le appartenenze. La politica-politicante è pura zavorra. I politici, pur di sopravvivere con i lauti compensi statali, costringono i cittadini a restare nell’aria inquinata dei partiti in mano a maneggioni furbastri e grossolani. La responsabilità è della Costituzione che ha sostituito alla dittatura di un solo fascismo la tirannide di quattro o cinque fascismi, per i quali prima delle “scelte di fondo” viene il bottino. Il finanziamento pubblico delle fazioni è il collante del Paese. Con il tempo, però, la verità è venuta a galla. Le camarille politiche cambiano spesso etichetta ma sono sempre fedeli al solito principio: il malloppo di Stato. Con gran faccia tosta tutti hanno sposato l’orribile termine Tangentopoli. Sono affiorate le magagne dei partiti e gli italiani, pur assuefatti a tutte le indignazioni, hanno capito che il do ut des era ormai agli sgoccioli. E’ venuto in piena luce l’inganno. La classe politica, composta da imbelli resi feroci dal girare a vuoto, si è regolata alla maniera della mafia. Per ingannare, non riuscendoci, gli italiani, sono ricorsi all’aggeggio televisivo affidandolo a personaggi schierati politicamente. Ci si è accorti col tempo che a furia di gomitate i conduttori spalleggiavano la politica di sinistra trattando da giullare chi di sinistra non era. Fiuto, intuito, tempismo sono diventate tutte risorse noiose che si sono rivelate dei boomerang, accordando comprensione, anche quando era immeritata, verso l’avversario. Il fallimento del comico di parte ha introdotto un nuovo sistema. Invece dei faccia a faccia tra i leader si è ricorsi a un escamotage: il capo partito che si sottraeva all’incontro si è fatto rappresentare da un Sancio Pancia, un portavoce di comodo. Ad esempio, lo scontro Berlusconi – Renzi si è trasformato in un duello garbato tra il direttore del “Giornale” e Matteo Renzi. Il dibattito si è svolto senza insulti, parolacce, con frequenti scuse se si tralignava. Lo scopo era quello di dimostrare che la lotta politica si fa con il fioretto e non con la sciabola, con il confronto elegante, bandendo completamente le piazzate. Abbiamo avuto la prova della grande sindrome della decadenza dei partiti: bando al nervosismo, alle urla, alle grida, alle male parole. Dimostrazione che si può duellare su certi temi, anche scabrosi, senza propositi ostili. Se non ci fosse l’aula sorda e grigia, di spettacoli indecenti non ne avremmo, soprattutto tra attori che dopo aver duellato si abbracciano e si salutano come amici. Le larghe intese agiscono sottotraccia. Quando cadrà il telo della finzione, si scoprirà che sono ideologicamente inesistenti.
Maurizio Liverani