ORIANA E LA BREXIT

di Maurizio Liverani

“Non ho letto Marx ma sono amico di Antonello Trombadori” è la gherminella inventata da Ennio Flaiano con la quale molti intellettuali, negli anni ’50 e ’60, si schierarono con il partito egemone che, da allora ad oggi, distribuisce successo e onori a scrittori e registi. L’Unione europea ha consentito ai giovani appassionati di apprendere e di inserirsi seriamente nella società. Londra è diventata così importante che molti la vorrebbero nell’Unione. Con la Brexit questa dinamo cessa; si torna in Italia dove è importante fare esplodere qualche mortaretto letterario e cinematografico. I giovani preparati, pronti a emigrare, tornano a vivere nell’incubo di dover perdere l’occasione londinese. Da noi più che l’amore per la cultura e l’inserimento nei gangli vitali della società, vige la frenetica smania di adattamento e di integrazione. Molti dei gran satanassi del sinistrismo letterario e giornalistico sono, ad esempio, ancora agguantati dalla collera contro Oriana Fallaci, rea di aver avuto, con il suo “La rabbia e l’orgoglio”, un vastissimo successo. Oriana, da New York, ha guardato dentro quel mondo sfrenato di arrivismo, ingordo di onori che è l’intellettualità italiana. Queste nostre beghine sono persuase, a torto, di avere prestigio e influenza sull’opinione pubblica. Per esempio, già si è spenta l’eco del “successo” che ha accompagnato la morte di Umberto Eco. Una trita invidia trasuda dalle critiche alla compianta Fallaci, colpevole soprattutto di essersi sottratta alla malafede “ideologizzata” della sinistra; a rischio di essere considerata reazionaria si schierava apertamente a difesa dei valori tradizionali dell’occidente. Era una scrittrice che non accettava quello che vogliono i politici, rifiutando l’obbedienza cieca e servile. Si era accorta che una frattura profonda si è creata tra i vecchi schemi ideologici (ancora in uso nella tivvù e nella stampa) e la nuova realtà umana che le menzognere ideologie più non riflettono bensì offuscano e deformano. L’ideologia è come la mamma, non si può rinnegare e tanto meno discutere. La scrittrice individua il potere in una sorta di tirannia che non comporta forche e roghi ma esercita sui cervelli un accurato lavaggio. Le figure, che si insediarono a Saxa Rubra negli anni in cui dominava il pci, le ritroviamo, oggi, in questa apparente democrazia. La vecchia autorità è rispettata anche nel suo camuffamento; nelle viscere di questa “gauche” inestinguibile c’è posto solo per loro. Per sfuggire a questa dittatura, l’intellettuale vero aveva scelto l’Inghilterra, ancora capace di reagire e ricreare un senso della morale civile.

Maurizio Liverani