PARADOSSALMENTE SOSTENUTO DAGLI AVVERSARI

di Maurizio Liverani

Tutti ci siamo accorti da tempo che l’”alta politica” circola a fatica nelle aule parlamentari. La tanto attesa rivoluzione si riduce a questo: spopolano a Montecitorio gran belle donne e uomini spenti con il cervello anemizzato. E’ questo che passa il convento; è questo che assilla i capi dei partiti. Anche Silvio Berlusconi, che tanto si è dato da fare per rinnovare il culto della personalità, si è trovato intorno politici che personalità non ne hanno. I nemici di Matteo Renzi congiurano per farlo cadere ma sono sconcertati al pensiero di sostituirlo. Di personalità che si impongano, che abbiano carisma non ce ne sono. Tra tutti il migliore, il più simpatico, sebbene sia spesso criticato, è proprio lui, Matteo Renzi che rinnova non il culto della personalità ma quello del piacevole e bravo statista capace di affrontare le situazioni  a viso aperto, concludendo i suoi interventi con il refrain: “se poi le cose non vanno come dico io, me ne vado”. Con il “me ne vado” gela il sangue dei suoi rivali, persuasi ormai che questo premier, oltre a essere giovane, piace anche a quelli che lo detestano. Quel “me ne vado” sta a significare che, se si creasse una situazione grave al punto da provocare la caduta del governo,  se ne andrebbero in molti; difficilmente ritroverebbero la poltrona che a fatica hanno guadagnato. Inveire ogni giorno contro Renzi non aumenta il potere carismatico, fa declinare ancor più l’ascendente della politica. Sono anni che a Montecitorio una ventina di parlamentari si fanno una guerra aspra e senza esclusione di colpi, sicuri di assumere una posizione di gran cerimoniere della politica. Puntualmente, adottando mille strategie, ci provano un po’ tutti.  Anche il piddino pugliese Emiliano, che si è sempre dichiarato grande sostenitore del premier, forse mal consigliato, improvvisamente gli si è messo contro (continuerà a farlo) perché con la sua mole ambisce a un più alto incarico. Nessuno ha avuto l’ardire di sostenere, alla vigilia del referendum, l’ideologia delle “convergenze parallele” con Matteo Salvini; proprio in questi giorni nella destra i suoi avversari lo hanno declassato. E’ stato aitante delfino di Giorgia Meloni fino a quando Berlusconi lo ha fatto diventare tonno; si considera ancora al di sopra delle parti e continua ad avere i soliti patemi per i migranti. Alla carica a primo cittadino di Roma aspira anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, forse terrorizzato dall’idea di scomparire alle prossime elezioni. Il M5S, che si segnala sempre come un partito nuovo, capace di prendere in mano il potere, in pochi giorni, dopo la scomparsa di Casaleggio, ha conosciuto una penosa contrazione. In conclusione, Matteo Renzi prevale, in parte per le sue capacità ma soprattutto perché con ha avversari.

Maurizio Liverani