PARLAMENTARISMO INVERTEBRATO


FATEMELO DIRE

di MAURIZIO LIVERANI

PARLAMENTARISMO INVERTEBRATO


“Delegare”, dice il dizionario Zanichelli, è un atto in cui si conferisce ad altri la capacità di agire in vece propria. E’ una truffa; può un elettore italiano delegare un deputato che lo espropria della propria scelta? La “cambiale in bianco” non dovrebbe mai essere concessa, in democrazia. Chi abbandona uno schieramento per passare a quello avverso dovrebbe sentirsi, coscienziosamente, disposto a dimettersi. Dovere che le mezze calze dei partiti non hanno mai avvertito nella nostra democrazia. Di qui nasce la profonda disaffezione dei cittadini alla politica, la loro indifferenza non qualunquistica, bensì animata da contrarietà morale. Ormai l’italiano si è abituato al rigetto; partecipa al gioco, ma ne è disgustato. Nei partiti c’è allarme: temono che possa essere messo in stato di accusa il sovvenzionamento pubblico; una cifra immensa. Tra tanta disaffezione potrebbe farsi largo il partito dell’”uomo qualunque”. La Lega è già su questa strada e non lo nasconde. I seguaci di Salvini hanno tutti il senso del dovere; potrebbero essere in grado di arrestare questa corsa alla rovina della democrazia? Il fondatore dell’”Uomo qualunque”, Guglielmo Giannini, ebbe, nell’immediato dopoguerra, al cospetto della classe politica inetta, grandi consensi. Riuscì a rimuovere la commiserazione verso la politica degli italiani, incitandoli alla “partecipazione”. Se i partiti attuali non si rimettono nel solco della coerenza, oggi il qualunquismo potrebbe risorgere. Forse è già risorto. L’astensione dal voto è, a volte, una forma corretta, più civile della protesta emotiva. La megalomania del grande capitale non fa distinzione tra destra e sinistra; ha bisogno che l’elettore abbia fiducia. Si accontenterebbe anche di una tirannia, come sosteneva Maranini, l’ideatore del termine “partitocrazia”, temperata dal tirannicidio.
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Lo scrittore è un “ateo politico”. La sua crapula delicata consiste nel dire quel che pensa; la vocazione di sovvertitore si traduce in uno stile provocatorio.
I partiti non hanno un buon odore, ma sono pittoreschi.
Mimano un dissenso aspro, ma dopo un “serrato confronto dialettico”, trovano una larga intesa.
A Montecitorio entrano personaggi che sembrano avere il cinto erniario intorno alla testa; anarchici a spese del contribuente.
Nelle liste elettorali non si trovano più uomini di prestigio, prevalgono funzionari e burocrati e, naturalmente, magistrati.
Quando al potere c’erano altri pontefici, le effusioni si misuravano a staia.
La televisione mette a disposizione le adunate antifasciste e resistenziali, care al divismo progressista.
I cosacchi abbevereranno i loro cavalli alle fontane di San Pietro. La profezia di Don Bosco va aggiornata: i cavalli non saranno quelli dei cosacchi bensì quelli dei miscredenti.
MAURIZIO LIVERANI 

(Aforismi dai libri “SORDI RACCONTA ALBERTO”, “IL REGISTA RISCHIA IL POSTO”, “AFORISMI SOSPETTI” e “LASSU’ SULLE MONTAGNE CON IL PRINCIPE DI GALLES” di Maurizio Liverani)