di Maurizio Liverani
E’ agevole per il Pd di Matteo Renzi sollevare questioni di strategia non incontrando che scalcinate opposizioni. A meno che non si voglia dare prestigio all’accozzaglia di agitatori, animati soltanto dallo spirito carnevalesco di mettere a soqquadro le città più importanti, di rompere vetrine, di enunciare la fine non si sa di cosa. Da quando i piddini, con un passaggio lento, quasi inavvertibile, sono passati al compromesso storico, i loro programmi avvengono quasi al di fuori della volontà degli uomini, come un fenomeno naturale di fronte al quale non si può discutere. Al Pd è riuscito, fino a oggi, a polverizzare i contrasti; così insegna Lenin che nel “Che fare?” dice: “Nascondere la verità pur di penetrare e compiere la funzione comunista”. Chi, con il cavallo di Troia, entrò in Forza Italia, come Sandro Bondi, dà ora più accesi urti fragorosi e c’è già chi, per invidia, vuole scavalcarlo. Rischiano di essere il preludio a una sovversione, intimiditi dagli Stati Uniti. Barack Obama è un bianco “abbronzato” ma al di là degli scherzi è molto leale con Silvio Berlusconi. Viviamo uno strano interludio che potrebbe interrompersi con nuove guerriglie cittadine che porterebbero a scontri come vuole il terrorismo internazionale. A questo punto torna a galla prepotentemente la fedeltà al leninismo. Berlusconi, persona educata e riottosa a queste volgari schermaglie politiche venute a noia agli italiani, continua a tenersi in disparte. Dall’altro lato nelle sue fantasticherie persino Grillo si vede già dittatore. Non se ne discorre più come di un bravo giullare, alzando un po’ le spalle; troppi concorrenti gli fanno corona. C’è chi vuole scavalcarlo a sinistra, chi a destra. Tutti predicano insurrezioni, anche mezze calzette di sinistra innestate nella destra. In realtà il vero significato nascosto dietro il termine PD è: “Partito Decomposto”. Renzi dittatore. Gli altri sono già delle nullità. Berlusconi lo ha capito da tempo.
Maurizio Liverani