PASOLINI E SCIASCIA SEMPRE ATTUALI

di Maurizio Liverani

I presunti attentatori dell’Isis hanno, finora, risparmiato l’Italia; forse riempiranno la lacuna tra qualche giorno oppure la ritengono intangibile. Secondo l’ex capo del Sisde le città più a rischio sono Roma, Venezia e Firenze. Il nostro Paese ha una lunga tradizione di attentati. In un suo intervento sul “golpismo” nel novembre del ’74, Pier Paolo Pasolini afferma di sapere tutto sulla strategia della tensione. Sosteneva di conoscere i nomi di quanti hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (piazza Fontana, 1969) e la seconda fase antifascista (Brescia e Bologna, 1974). Lo scrittore si dice a conoscenza dei potenti che, con l’aiuto della Cia e, in sott’ordine, dei colonnelli greci e la mafia, hanno creato una crociata anticomunista e in seguito si sono ricostituiti una verginità antifascista. A distanza di anni si vede come, partendo dagli indizi, si potesse individuare quella “guerra speciale” che dal ’69 in poi ha insanguinato l’Italia. Si è trattato di una guerra speciale che ha portato non già a colpi di Stato, o a tentativi di colpi di Stato, ma uno spostamento sempre più sensibile della Dc verso il Pci. Il fine era di provocare un’ondata di indignazione che inducesse gli italiani ad accettare un’alleanza tra i due partiti. Sulla stessa linea dell’“Affaire Moro” Leonardo Sciascia arrivava a dire che le Br avevano il compito di accelerare il compromesso storico. Tra democristiani e comunisti, Pasolini decifrava una sintonia ideale. I diccì come i comunisti furono ben lieti che la magistratura eliminasse il terzo incomodo, Bettino Craxi, e successivamente scavare la fossa politica a Silvio Berlusconi. Una o più azioni dell’Isis contro l’Italia conferirebbe un potere carismatico a Matteo Renzi. Lo stesso discorso vale per Berlusconi che ha assunto quella posizione di gran sacerdote che fu delle maggiori ladies della vecchia Dc. Un condottiero come il leader di FI un piano per salire in alto lo avrebbe senza attendere l’aiuto degli eventuali attentati terroristici. Eccolo pronto: mettere in discussione tante cose. Lo confidò al “Corriere della Sera” che titolava: “Rischiamo anche a costo di cambiare alleati”. Questa auto-candidatura lascia solo sulla destra Matteo Salvini. Un intervento o più interventi delle forze dell’Isis creerebbero una fase di tensione che sfocerebbe inevitabilmente ad accettare, finalmente, l’alleanza tra destra e sinistra, da tempo attesa e da tempo invocata. Purtroppo per confermare che le ideologie sono stupidità, come scrive il teorico francese Glucksmann, dovremmo sopportare nuovo sangue, questa volta proveniente, forse, dal mondo arabo.

Maurizio Liverani