FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
PASSATO E PRESENTE
La storia d’Italia, in questi ultimi, anni segna un progressivo addio a una grande illusione. I partiti nascondono una buona dose di “mea culpa”; la politica si ritrova in un vicolo cieco. E’ tuttavia patetico vedere pezzi di nazione che non si piacciono; due Italie che coabitano, si salutano, ma si guardano in cagnesco. Gli italiani avvertono di essere presi in giro sin dagli inizi della Repubblica. Sperimentiamo la “vanitas vanitatum” della politica. Materia marcescente che odora male; come odora male, alla luce dei recenti fatti, quella trionfalmente messa in scena sul mercato della storia come l’Unità d’Italia. In questi valori i cittadini dicono di credere perché abituati a vivere nell’esaltazione del passato. L’idea di patria si è venuta corrompendo negli anni con tante guerre inutili sino alla marea dei consumi, sino a slittare vertiginosamente, grazie al Corona virus, nell’attuale crisi. Un “tapis-roulante” che continua a scivolare sotto i nostri piedi; con la paura che sia troppo tardi. La disperata ricerca di uscire dal baratro ha un colore funerario. Le sedi dei partiti, nelle nostre allucinazioni, ci appaiono come camere ardenti. Da Montecitorio promana un odore di muffa che poi è quello dello stato d’animo di molti italiani che per attaccamento alla vita hanno deciso di disinteressarsi della vita pubblica. Un numero esaltante di politici si è dimostrato ostile al paese. I renitenti al voto li ritengono larve pietrificate che cercano di apparire pregni di avvenire. Tutto riesce bene soltanto nelle sciagure e nelle catastrofi. Chi approva il governo di larghe intese trova subito pronto chi ricorda come sia una necessità innaturale. Sembriamo una collettività di vinti che discende dalla faccia sporca degli ex “Bella ciao” e dalla plebaglia di nostalgici incapaci di vivere nel presente. Entrambi fanno sfoggio di orgoglio e di ribalderia con il piglio del vincitore “sconfitto”. Sotto la calotta di leader si cela un apprendista Machiavelli, un uomo che vuol comandare i tempi e il destino. Tra la sventura e la megalomania c’è più di una relazione. Tutti si ostinano a credere nella possibilità di una convivenza giudicata malsana. C’è chi si atteggia a grande clinico, con la valigetta del pronto soccorso, compatto nei rancori ma solidale nelle scelte. Stiamo dicendo cose più volte dette, ma che non è male ripetere.
MAURIZIO LIVERANI