IL PECCATO, PRIMO AMORE

di Maurizio Liverani

Il Papa ha detto di recente che il sesso è un dono di Dio. L’umanitĂ  dovrebbe essere riconoscente al pontefice come a un individuo rigurgitante di qualitĂ . Il Maligno, tuttavia, serve a mantenere l’equilibrio etico nel mondo che ha bisogno di una somma uguale di vizio e di virtĂą, di tenebre e di luce. A meno di non dar retta a Oscar Wilde il quale sostiene che le virtĂą sono vizi camuffati. Insomma, anche il Maligno sarebbe un buon diavolo; predica la ripetitivitĂ  del peccato originale che resta sempre una primizia nella valle dell’Eden. E poi diciamocela tutta: tutto il bene che il Sommo si industria a compiere si traduce subito tutto in male. Ma tra il peccato originale, il vero peccato con la sua “exacerbatio cerebri”, e le attuali contraffazioni c’è grande differenza. La dannazione eterna è dipinta come un viaggio ai Caraibi. Le diavolerie di BelzebĂą sono buone per il carnevale. Le cose sono dannose perchĂ© sono proibite; ma se non esistono piĂą i tabĂą, perchĂ© violarli? Se i teologi assegnano ai piaceri della carne un valore trascendente o, come il Papa, un dono di Dio, il povero BelzebĂą si interroga: “a me cosa resta?”. E’ il moralismo il peggior nemico della morale. Karl Kraus, precisiamo, diceva essere “la morale cattolica un’ offesa al comune senso del pudore”. Nell’interesse del peccato la Chiesa dovrebbe essere severa in materia dei costumi come lo è in materia di fede. Il Maligno non sa piĂą quali peccati inventare: nel sesso l’indulgenza dei tempi è massima, soprattutto ora cui si aggiunge il consenso papale. Il Diavolo come bastone della vecchiaia del buon Dio zoppica sempre piĂą. Un intervistatore chiede a un inquisitore: “Il nuovo catechismo lo ha mai letto?”. Risposta: “Diffido sempre dei ‘best-sellers’”. Lucifero apprezza la “nouvelle cuisine”; renderebbe i corpi piĂą esposti alle insidie della lussuria. E’ lieto che i diavoli siano incapaci di generare, “altrimenti sareste giĂ  allo sbando demografico e al cannibalismo”. Sulle banche del seme è preoccupato: “c’è il rischio che il gene dei politici riproduca, anche tra cent’anni, le stesse facce e gli stessi partiti”. Attribuisce alla mancanza di immaginazione il distacco degli intellettuali dalla sua immagine. E’ quel Marinetti che sempre gli chiedeva: “L’hanno ammazzato finalmente il chiaro di luna?”. Senza le astruserie mistiche illanguidisce anche il satanismo; il Diavolo dovrebbe rimanere l’eminenza grigia della Chiesa. Oggi il sulfureo si mescola sempre meno con l’incenso. Mancando queste combinazioni l’odore è meno acre e il peccato perde gran parte del suo prestigio. Nel “Mestiere di vivere” Cesare Pavese, prima di uccidersi, ha scritto: “La vita priva del senso del peccato è noiosa da far spavento”. Occorre un Dio con una cornucopia piena di anatemi. Soltanto così il peccato può risorgere, restituire all’umanitĂ  i piaceri della carne e liberarla dalla noia.

Maurizio Liverani