PENTA-CONFUSI

di Maurizio Liverani

I pentastellati sono impegnati a dare l’addio alle loro belle speranze. In questo gran cesto di lumache della nostra politica, dove è difficile distinguere gli uni dagli altri, i seguaci di Grillo si erano illusi di essere l’incarnazione del pensiero della maggior parte degli italiani. La convinzione di essere dalla parte “giusta” procurava loro i più arditi piani per raddrizzare il Paese. La presunzione svolge abbastanza bene questa funzione: siamo i migliori. Questo atto significativo ha affascinato gli italiani, per troppo tempo di fronte allo schermo politico dell’indifferenza. Sinistra e destra hanno lasciato, dopo anni di inconcludenza, indignazione e collera; non lutto né compassione. Le traiettorie dei destini non si intrecciano più, non soltanto in una sola nazione come l’Italia bensì in tutta l’Europa unita; non è senza significato che gli Stati Uniti trovino più alleati leali in Cina, in India, in Giappone, in Russia e in vaste zone degli Stati musulmani. E’ questo agnosticismo generale che ha innervosito moltissimi italiani i quali, di fronte ai pentastellati, si sono detti: “non saranno peggio degli altri”. Grillo ha cominciato a professare una forma indefinibile di repulsione verso la stessa sinistra. Di questa avversità ne hanno approfittato i 5stelle, persuasi ormai che la destra sia una federazione di odi. Ogni giorno che passa lo sguardo dei leader di Forza Italia sa di arcaico; offre la spiacevole sensazione di chi abbia fallito un bluff. E con gran fretta, FI ha proclamato il naufragio; per rendere più persuasiva la debacle ha invocato addirittura i cinesi. Il solo sentimento che anima i professionisti della destra è l’odio verso il correligionario. Non è l’odio tra partiti che, paradossalmente, è una passione borghese che sopravviverà in eterno. L’odio di classe aveva un obiettivo, dava impulso a un’azione storica; questa nuova ostilità nasce dalla disaffezione, non soltanto verso la politica, ma verso la storia. Una fine della storia e, contemporaneamente, l’assenza di una via d’uscita, che non sia quella di nuove guerre. Il Papa, a commento di questa situazione, ha scelto l’uniforme più adatta di questi tempi: è irritato contro l’epoca presente ma non sa rinunciare all’inarrestabile fluire di frasi fatte. La sua posizione è quella di un umorista tragico; ma, da gesuita, è ancora capace di consegnare trepidi messaggi di speranza.

Maurizio Liverani