PER ROMPERE LA NOIA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
 
PER ROMPERE LA NOIA

Nei dibattiti televisivi – come dispregiativo ad effetto – si fa uso dell’organo sessuale maschile che ha preso il posto del vecchio “ohibò”. Questa ricorrente espressione non provoca alcuna reazione. Se lo si chiamasse “mentula”, in ossequio al latino, negli scontri da video tante “c…..te” non si udrebbero. Il parlar bene e il parlar male si confondono; chi si esprime in buon italiano è sospettato o di essere un intrigante o di appartenere a un sesso ambiguo.

La televisione, nel ricordare i grandi patrioti, ha esaltato soprattutto Silvio Pellico con “Le mie prigioni”. Memorie che, secondo alcuni, danneggiarono l’Austria più che una battaglia. Non Giuseppe Garibaldi? Forse perché l’eroe dei due mondi definì Papa Mastai un “ceston di letame”.

Una volta i capi comunisti cercavano lumi nei testi leninisti e marxisti. Il “pinochettismo”, disancorato dalla pregiudiziale barbara, offre qualche spunto interessante che si ritrova nel “blairismo” e nello “schroederismo”.

Pinochet è destinato a rimanere nella storia come il bieco tiranno che ha ucciso il socialista Allende alla maniera in cui, durante la guerra di Spagna, i comunisti, invece di puntare ai franchisti, miravano alle spalle dei socialisti.

La cloaca di “Scandalusia”, secondo la definizione del liberale Ernesto Rossi, era già aperta a Roma al tempo del sindaco Rebecchini e dei palazzinari “calce e martello”, quando Ennio Flaiano (FOTO) scriveva: “L’Italia è il Paese che ha il maggior numero di miliardari rivoluzionari”.

Roma è una città difficile; per incostanza o per invidia da basso impero sono molti a pensare che per qualsiasi sindaco sarà arduo governarla.

MAURIZIO LIVERANI

AFORISMI TRATTI DAL VOLUME “AFORISMI SOSPETTI” E DALLE ALTRE OPERE DI MAURIZIO LIVERANI