di Maurizio Liverani
E’ buono quel presidente della Repubblica, e soltanto quello, che garantisce al cittadino la coesione del Paese, l’eguaglianza, una giusta reputazione all’estero. Carlo Azeglio Ciampi portava in sé qualche segno di superiorità rispetto ai suoi predecessori. Indro Montanelli non gli ha mai dedicato un ritratto perché vedeva in lui il “patriota”, non l’uomo di parte. Tutti i presidenti succedutisi dopo la caduta del Fascismo, più che patrioti, erano uomini “partitici”. La maggioranza degli italiani ne era consapevole e infatti era favorevole alla monarchia. Il re è una figura statica, non ha bisogno di far mostra di intelligenza, è una statua vivente, l’incarnazione della coesione. I presidenti della Repubblica hanno il cosiddetto “scheletro nell’armadio” che nascondono facendo sfoggio di dialettica, di interventismo civile; niente di grave. Quando si è voluto intervenire impedendo l’elezione del democristiano Nicola Mancino a capo dello Stato qualche truciolo dell’armadio è stato messo in evidenza; ed è stato scavalcato da Giorgio Napolitano che, nel proprio armadio, aveva l’”approvazione” dell’invasione dei carri armadi sovietici contro gli insorti ungheresi nel 1956. Ciampi era un uomo libero, aveva rapporti con tutti i partiti; da capo degli italiani era disposto al colloquio e a intervenire, non clamorosamente, quando la classe politica dava prova di scorrettezze. Reintrodusse le celebrazioni patrie secondo la tradizione risorgimentale. Esperto economista, dette il suo contributo alla stabilità della moneta. I suoi predecessori si sono sempre distinti con l’elogio della Resistenza; encomiabile, ma non completamente spiegato. Quei fatti sanguinosi furono orchestrati per far rientrare l’Italia nel novero delle nazioni vincitrici. Al momento della caduta della Repubblica sociale, migliaia di repubblichini passarono nella sponda vincente e Togliatti poté decretare l’amnistia perché nella struttura dello Stato italiano riconobbe i caratteri di quella stalinista. Cose note ma che non vanno rivelate; parte degli italiani però le conosce. Questo sospetto, suscitato dalla grande suddivisione anti-patriotica alimentata dai partiti, può portare, a sorpresa, alla rinascita della destra. La conflittualità, a volte pretestuosa, dei partiti tiene lontani dalle urne più della metà degli elettori. Questo dato crea allarme nei capi-partito. Per ora è nata l’inconcludenza del M5s. Si attendono altre novità; per rinsaldare il governo di Matteo Renzi è intervenuto l’ambasciatore americano che si è schierato a favore del “sì” nell’imminente referendum. Dagli Stati Uniti è in arrivo un nuovo piano Marshall.
Maurizio Liverani