PICCOLE VERITA’

di Maurizio Liverani

Muore un grande attore teatrale, qualcuno ha reso omaggio alle sue capacitĂ , qualcuno invece si è risentito di questi omaggi. La ragione? Giorgio Albertazzi non merita che lo si ricordi pur avendo offerto interpretazioni memorabili sia in teatro che in cinema. In gioventĂą, come gran parte dei suoi coetanei, aderì alla Repubblica sociale italiana. E’ accaduto a tanti, così come a tanti è accaduto di compiere stragi in nome del comunismo. Sorprende che i correligionari, sopravvissuti alla guerra civile nelle fila della Decima Mas, abbiano rimproverato il defunto di essersi lasciato onorare anche da quelli che ai tempi della guerra civile erano oppositori. C’è un grande attore, premio Nobel, che nelle file della XMas ha militato e, secondo informazioni diffuse, ha fatto parte del plotone di esecuzione. Ecco, del teatro si parla soltanto di fatti dolorosi in cui molti sono stati coinvolti in perfetta buona fede. Tra frizzi e scherzi, Vittorio Gassman, anni fa su Canale 5, tenne un corso accelerato dal titolo “Il mattatore, corso accelerato di piccole verità”. L’attore confessava che l’Italia è al grado “zero” della teatralitĂ , rivelando veritĂ  che la stampa e la tv non amano sentir dire. In anni di attivitĂ  seria, senza “appartenenze”, Vittorio ha sempre fiutato la mediocritĂ  della scena italiana. PerchĂ© la televisione non ha mai affrontato argomenti che riguardano la libera espressione nel teatro e nel cinema? Avrebbe avuto buon gioco a mettere sul banco degli imputati anche la stampa avversa al potere che di queste faccende dello spettacolo non sa nulla. Nessuno, sia a destra che a sinistra, ha il coraggio di dire che i problemi sono ormai al grado zero. Non vi è piĂą alcuna finalitĂ  nei piani degli Stabili; Gian Renzo Morteo, illustre studioso della scena italiana, ha sempre sostenuto di essere fermamente convinto che la maggior parte di coloro che fanno teatro non sappiano per quale motivo lo facciano, per soddisfare quali bisogni, per raggiungere quali obiettivi. Convinto di essere nato per un’alta civiltĂ  teatrale, Gassman rifiutò la direzione artistica del Teatro di Roma che gli veniva offerta dall’allora sinistra che si chiamava Ulivo. Torturato da scrupoli e dubbi sul mestiere dell’attore, dopo mille esitazioni rispose “no”; un “no” che suonò offesa ai “corvi” del teatro pubblico, colpiti dal disprezzo di un attore che non si è mai adattato al clima politico di un Paese che ha portato la prosa in una condizione quasi disperata. Ci si muove sempre sul solco della lottizzazione. Per rigore liberistico – come impone l’Ue – occorre rientrare negli argini della libera competizione.

Maurizio Liverani