POLITICA PANDEMICA: DA BELZEBU’ AI POVERI DIAVOLI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

POLITICA PANDEMICA: DA BELZEBU’ AI POVERI DIAVOLI

Anni di confronti aspri, di polemiche accese, di agitazioni, di scontri clamorosi in Parlamento non sono riusciti a realizzare l’”incontro” tra destra e sinistra. C’è voluto il terrorismo, ma di tipo virale. E’ arrivato con le sue incursioni nel mondo e in Italia al punto di indurre parte della sinistra e parte della destra a inoltrarsi sulla strada della tregua almeno per il tempo di debellare il virus. Questa intesa diventa sempre più urgente nella disperata ricerca di uscire dalla pandemia. Si tratta di una iniziativa che andava presa molto prima; l’errore è corretto troppo tardi dal pentimento. Se si va al voto in queste condizioni, senza aver attenuato il flagello virale, la scarsissima fiducia che gli italiani hanno nella politica diverrebbe oceanica.. C’è chi disapprova perché vede che su questa strada la politica può entrare nel ridicolo. Stiamo dicendo cose più volte dette ma che non è male ripetere.

Quando Enrico Letta si era offerto di guidare un “inciucio terapeutico” tra quelli che lo ascoltavano c’era già chi pensava su come farlo cadere. I nostri politici, soprattutto i nuovi, si muovono tra porcellane come il famoso elefante. Oggi il pericolo che sovrasta l’Italia, oltre all’aumento dell’antipolitica, è che si espanda la nausea della vita. “In un paese, sia pure tra qualche dissonanza, non si costruisce niente con l’odio”. Questo disse Sandro Pertini dopo aver approvato la lezione del film di Fellini “Prova d’orchestra” che allude ai pericoli incombenti sul nostro Paese.

In un cielo ideologico così incerto in cui non si è mai distinto bene quello che è nuvola progressista da quello che è aria conservatrice, una meteora prodigiosa come Giulio Andreotti si sarebbe subito incenerita. Nel groviglio delle contraddizioni della politica, il “Divo” si è aggregato, mai allineandosi, persuaso delle sue scelte. Scegliendo alla fine di isolarsi. Al posto di Belzebù sono subentrati poveri diavoli.
 
MAURIZIO LIVERANI