FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
POLVEROSA POLITICA
Presidente Oscar Luigi Scalfaro, Clemente Mastella fu “avvilito” in parti di intrigante. Sceso Scalfaro dal Colle, la relativa fortuna politica di Mastella si è improvvisamente vanificata. L’interessato ha cercato invano di salire di grado proponendosi come esempio di serietà e rettitudine; alla scuola Dc si è nutrito di espressioni elevate. Non sapremo mai, dati i continui mutamenti, se possiede qualità. Oggi ha l’aria di un crociato della fede tenuta a freno dalla “paura”.
Il frazionismo della sinistra è servito a Eugenio Scalfari per proporre una sua classifica al vertice della quale vedrebbe Walter Veltroni. Il designato dal fondatore di “Repubblica” ha così scoperto il piacere di ritenersi estremamente in gamba. In un’epoca scettica che non crede né in Dio né in Marx, gli è facile gabellarsi per “grande” assumendo l’aspetto di un idealista distaccato.
Matteo Renzi vuol tornare a farsi bello mettendo il dito nelle tante piaghe del Paese; è, però, persuaso di non avere al pié del suo letto grandi adoratori. Adotta la tecnica del falconiere e cerca di prendere pernici dove ci sono pernici e quaglie dove ci sono quaglie. Gli basterà un simulato fervore morale esuberante di indignazione per essere immagazzinato tra i candidati a pilotare un governo.
Nella nostra politica dove niente ha significato Luigi Di Maio tradisce una sorta di fragilità nervosa, dimostrando una capacità dialettica di corto respiro. Si comporta come la fanfara del Movimento; la consegna dei vecchi lupi è di mandarlo in frantumi. Nella coalizione di governo fa mostra di starci con molto piacere come il tarlo nel legno.
MAURIZIO LIVERANI