PRIMA DELLA CLASSE

di Maurizio Liverani

Nessuno si è accorto che la vocazione politica di Giorgia Meloni è molto al di là della mediocrità della vita politica italiana. Intervistata dalla trasmissione “Quinta colonna” ha dimostrato di non appartenere alla razza dei politici di professione, né a quella selezionata dei cosiddetti “geni compresi”. Con simpatica spavalderia ha fatto capire di aver trovato molte strade, viuzze e vicoli per intonarsi con questa temperie politica, così ridotta da partiti, sindacati, correnti, mafie. I politici appartenenti al ceppo maschile fanno fatica a nascondere la loro pochezza. Attualmente sono, al massimo, dei tipi comuni; sono dritti e impettiti alla maniera di Luigi Di Maio che si illude di imporsi con autorevolezza e singolarità perché, come un “piccolo lord”, quando è inquadrato dalla telecamera si allaccia il bottone della giacca. E’ il suo modo per meglio monitorare le proprie capacità; è prodigo di parole democratiche, ironicamente tracotante nella sua accondiscendenza verso alcuni avversari che non lo stimano. Si è indotti a essere indulgenti con lui perché a metterlo in una luce sfavorevole sono di solito quei politici che somigliano a roditori affamati. Quando un uomo diventa politico rivela subito propensioni cannibalesche. Soprattutto i volti dei generalissimi della vecchia guardia, forse a causa dell’usura del tempo, non esprimono alcuna seduzione intellettuale. Per non farsi coinvolgere in quest’aurea di mediocrità, Di Maio si è fatto bardare da cavallo di razza. Purtroppo, non ha il radar per individuare chi è pronto a dargli la pugnalata alle spalle. Un “pronunciamiento” ostile gli è giunto da Eugenio Scalfari. Il “pollice verso” è la specialità del fondatore di “Repubblica”; Stalin e Antonio Gramsci convivono dentro di lui. Con l’età si diverte a prendersi gioco dei politici. Alla domanda di chi vedrebbe a capo della prossima coalizione vincente, con un lampo di lucidità luciferina, ha promosso Silvio Berlusconi. Questa esternazione ci porta al ricordo del litigio che Totò (in “Totò a colori”) ingaggia con il parlamentare Trombetta nello scompartimento di un vagone letto; durante l’alterco il principe De Curtis è sempre sul punto di starnutire. Che cosa significa, che cosa comunica uno starnuto fallito? Nulla, assolutamente nulla, tuttavia la scena è di una ilarità irresistibile. La designazione di Silvio fatta da Eugenio suscita ilarità perché tradisce il suo umorismo. Berlusconi è considerato un esperto delle cose che contano. I suoi tecnocrati non hanno niente in comune con quelli che hanno ridotto a mal partito l’Italia con lo scopo di conservare il potere, dividendoselo come fanno i gangster quando dividono tra i loro clan le zone di influenza. Con Lenin nelle vene e con Dossetti nel cuore. Riconoscere in Giorgia Meloni preparazione e franchezza sembra quasi una boutade; questa amabile leader si è espressa con calore, intelligenza, astuzia, sincerità. I temi che ha svolto nell’intervista sono quelli che affliggono gli italiani e le soluzioni proposte coincidono con quelle attese da tutti; non un giudizio avventato, ma, di contro, uno stile nuovo. Dalle approvazioni ricevute se ne ricava la convinzione che forse, non ci sarebbe nulla di sorprendente, sia il momento di questa garrula e preparata candidata. In conclusione, possiamo definirla un buon esempio.

Maurizio Liverani