FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
PUR DI INNALZARSI, ANCHE LIFT DELL’ASCENSORE
Un noto intellettuale comunista al solo sentir parlare di “dadaismo”, di “surrealismo” entrava in uno stato di furore. Tristan Tzara scrisse che la rivoluzione russa appariva , dal punto di vista delle idee, come una vaga crisi ministeriale. Fu definito progenitore del fascismo.
Nel “Mondo nuovo” Aldous Huxley scrive che siamo diventati – dopo essere stati “carne da cannone” – “carne da televisione”. La realtà è scaduta a livello televisivo che non incarna alcuno stile. Il discorso si fa rattristante quando si passa a parlare di cinema che dopo il Coronavirus fa pensare a una cosa vecchiotta e ormai di scarso interesse.
Il nostro cinema avvolto nella pandemia emette un lamento: siamo alla fine. Il cinema non può far finta di niente; nell’anno che ci lasciamo alle spalle ha conosciuto l’”olocausto”. Non può rinnovare il “culto della personalità” per il semplice e incontrovertibile fatto che di personalità non ce ne sono.
Può sembrare paradossale che Karl Marx avrebbe potuto considerare rivoluzionari e impegnati nella lotta al privilegio film come “Sabrina”, diretto da Billy Wilder. Il grande regista viennese sosteneva che questo film è sostanzialmente più “sociale” di tanto cinema impegnato.
Con la valorizzazione della modestia gli ex di sinistra vogliono dimostrare l’attualità di un vecchio concetto bolscevico secondo il quale a far camminare i tempi sono i principi, non le personalità. Se la modestia è l’ornamento del perfetto ex comunista, di contro alcuni sono impazienti di distinguersi. Pur di innalzarsi, Walter Veltroni farebbe anche il lift nella gabbia dell’ascensore.
MAURIZIO LIVERANI