PUSKAS DEI DUE MONDI

PUSKAS DEI DUE MONDI

Siete appassionati di calcio? Volete conoscere da più vicino la storia straordinaria di Puskás, uno dei più grandi calciatori di sempre, leader della nazionale ungherese e del Real Madrid o toccare dal vivo la palla originale firmata dallo stesso? Ora potrete farlo.  Martedì 24 settembre, alle ore 19.30 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma si terrà la presentazione del volume “Ferenc Puskás. Il campione dei due mondi” (Minerva Edizioni) di Claudio Minoliti. Alla serata moderata da Matteo Marani, giornalista, dirigente sportivo, Presidente della Lega Italiana Calcio Professionistico; interverranno: Claudio Minoliti, l’autore; S.E. Ádám Zoltán Kovács, Ambasciatore di Ungheria a Roma; Carlos Tercero Castro, consigliere culturale e scientifico dell’Ambasciata di Spagna in Italia. La serata si concluderà alle ore 21.00 con uno spettacolo di video – mapping.   Ingresso libero.

Claudio Minoliti, messinese, classe 1963, è un giornalista e autore tv. Esordisce nella carta stampata a “Eva Express” e si forma alla scuola del quotidiano milanese “La Notte”, dove diventa capo dei servizi sportivi e capocronista. Nel ’95 passa alla tv con Fininvest, poi Mediaset. Tg5, “Italia Uno Sport”, caporedattore centrale di Studio Aperto, vicedirettore del Tg4, caporedattore centrale di Tgcom24/NewsMediaset. Premio Gualtiero Zanetti come miglior giovane giornalista sportivo, ha scritto con Romano Asuni Otto città nel pallone in occasione dei Mondiali di Italia ’90.

Ferenc Puskás. Il campione dei due mondi” (Minerva Edizioni) – “Grande Ungheria” e Real Madrid. I carri armati a Budapest e la Spagna di Francisco Franco. Guerra fredda e cortina di ferro. Due mondi e due vite. Quelli di Ferenc Puskás, che ha vinto e incantato il mondo del calcio anni Cinquanta con il suo piede sinistro. Ma c’è una terza esistenza nella storia di questo campione, tra l’ottobre del ’56 con l’invasione sovietica e l’estate del ’58 con l’arrivo alle Merengues. La più difficile, la meno conosciuta. Braccato da un governo sotto il tacco di Mosca, punito dalla Federcalcio mondiale, il “Colonnello” Puskás guida la squadra dei profughi in esilio per mezzo mondo a caccia di un’amichevole, un ingaggio e la sopravvivenza. Fino all’arrivo in Italia, nella ligure Bordighera, dove le partite si diradano, mentre aumenta la pancia di quello che appare più un signore di mezza età che non il fuoriclasse che ha vinto un’Olimpiade, incantato Wembley, battuto due volte i Maestri inglesi. Ma Puskás non si arrende, la battaglia con la Fifa continua. La squalifica viene ridotta. Troppo tardi a 31 anni con venti chili in più? Non per il visionario Santiago Bernabéu, presidente del Real Madrid, che lo vuole accanto a un altro grande del football, Alfredo Di Stéfano. Resta solo un conto da chiudere. Il suo Paese lo aveva definito “disertore e traditore”. Oggi Ferenc Puskás è sepolto nella basilica di Santo Stefano, come santi e sovrani. Lo stadio di Budapest porta il suo nome. È un eroe d’Ungheria.

NELLA FOTO:  Puskàs con Pelè