QUELLA FAMIGLIA FATALE A CANDORA

QUELLA FAMIGLIA FATALE A CANDORA

di Giacomo Carioti

Domenico Cacopardo non ha certo bisogno di presentazione, essendo autore di successo fin dal suo esordio nel 1999 con Il caso Chillé, un appassionante giallo ambientato a Messina ove l’indagine su due omicidi oltrepassa i confini giudiziari per rivelare intrighi ambientali e meccanismi occulti di potere. Maestro del “giallo” così consacrato fin dall’inizio, si è confermato con successo internazionale attraverso la serie dedicata alle inchieste del magistrato Agrò.  

 “Pas de Sicile”, questo nuovo originalissimo libro di Domenico Cacopardo Crovini (stavolta una firma arricchita dal tributo alla famiglia materna…), si fa apprezzare fin dalle prime pagine per una forma di grande rispetto per il lettore. Innanzitutto, la chiara introduzione, e la brevissima ma intensa “Parte prima”, ove l’Autore condensa con efficace sintesi lo spirito con cui ha affrontato questa nuova esperienza letteraria, e lo trasferisce al lettore immergendolo immediatamente nella dimensione ambientale solo apparentemente inconsueta (“Pas de Sicile” come “Niente più Sicilia”? O no?…).

Del resto, da sempre sosteniamo che, per consentire la migliore fruizione di un racconto, così come di un film o di un’opera teatrale, occorrerebbe in apertura “fotografare” personaggi e interpreti in una chiara premessa “di schieramento” (… ma sembra che la formula non sia apprezzata dai troppi critici con il sopracciò…). Per questo, l’albero genealogico di una “famiglia fatale” rappresenta per noi il passepartout per l’immediata immersione partecipativa nei legami e negli intrecci di un “noir” magistrale.

Con questo importante viatico, che consente di inquadrare agevolmente l’ambiente familiare in cui si svolgerà l’appassionante e misteriosa trama, il romanzo di Cacopardo regala fin dall’inizio, in una sapiente melange narrativa, spunti autobiografici abilmente mascherati con suggestive note ambientali che consentono al lettore il piacere di immedesimarsi, e magari riconoscersi, nei vari luoghi della memoria connessi a quelli della immaginazione: accenni sempre corredati da improvvise e sapide citazioni che alimentano la solida base culturale su cui poggia l’intreccio di questa misteriosa vicenda, dalle molteplici angolazioni da cui si può esplorare.  

Non sveleremo certo i particolari dell’indagine, lasciando al lettore il piacere di un percorso che, pagina dopo pagina, cattura l’attenzione e la lascia sospesa, tra l’impeto di arrivare all’ultima riga e quello di trattenersi il più possibile nella rilettura dei dettagli di ogni pagina. Ci limitiamo a ricomporre in calce i suggerimenti di risguardia, per stimolare ulteriormente una curiosità che sarà pienamente appagata  nel piacere della scoperta.

                                                                                                                            Giacomo Carioti

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“Pas de Sicile”, il nuovo romanzo di Domenico Cacopardo Crovini edito da Ianieri, ha la Sicilia nel cuore e nel titolo, ma è il primo del Maestro siciliano a essere volutamente ambientato altrove. E racconta di Domenico Palardo, magistrato in pensione, alle prese con una singolare vicenda: dovendo scrivere il saggio di apertura di un volume celebrativo sulla storia del comune di Candora (immaginario, evocativo del candore),  e del suo fondatore Siro Sieroni che ha creato lo sviluppo del paese con le aziende da lui fondate, si ritroverà a dover indagare una storia familiare carica di misteri, che lo coinvolgeranno in prima persona. Infatti, la storia di Siro Sieroni, il personaggio, cela qualche segreto che le figlie cercano di rendere impenetrabile. Indagando e scavando in paese, interpellando il figlio nato da una relazione del Sieroni, Palardo viene a conoscenza dei segreti accuratamente sepolti nella famiglia di questa personalità. Minacce, danneggiamenti e un delitto sono la cornice di questa indagine del tutto privata e del tutto legittima. Nata per elogiare la memoria di Siro Sieroni, si conclude appunto con un omicidio, il cui autore viene alla fine scoperto per l’intuito del dottor Palardo…