FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
QUESTA E’ UNA FARSA PIU’ CHE UN ALLARME
La televisione, quando si dedica alla storia, ci offre filmati dell’epoca nazifascista per minacciare gli spettatori: se non stiamo attenti si riprodurrà questa iattura. Il nazismo, in tempi di crisi così acuta, è il bau-bau riproposto con uno stratagemma per risvegliare una paura, mai spenta, negli italiani. Il paese potrebbe sempre ereditare un facsimile.
C’è chi vede l’aula di Montecitorio come un isolotto popolato da indigeni o da selvaggi. I politicanti di lungo corso danno vita alle ultime stille di vitalità. Basta entrare nell’aula della Camera e provare questa esperienza più farsesca che allarmante.
Su che cosa differiva un diccì da un piccì, da un psi o da un pri, oggi non sapremmo spiegarlo. A questo punto, ricordare la funzione egemonica che esercita la grande imprenditoria sulla politica è superfluo.
Il mondo dello spettacolo sembra aver dato il suo assenso alla propria rovina. La situazione incentiva l’inclinazione al lamento. Sere fa, la “Dolce vita” è stata interrotta da una decina di lunghi spot; alla fine il film tanto atteso è apparso un calderone di inquietudini esistenziali e di certezze da strofinaccio. Si è avuta l’impressione di capire sempre meno di questa pellicola. Pubblicità e rappresentazione sono nemici, ma una non può fare a meno dell’altra. Può una coscienza inquieta battersi con uno scaldabagno? La pubblicità non ha incertezze, marcia sicura infischiandosene della cultura.
La Creazione, dopo le folate del Coronavirus, è sottoposta a un processo. E’ la tragedia del nostro tempo. Il mondo sta perdendo significato. Forse è il caso di mettere tra i testi sacri un libro che ci riempie di angoscia, si intitola “L’inconveniente di essere nati” (Adelphi ed.).
Scrive Ugo Foscolo: “Per essere felici bisogna abbruttirsi come le bestie o spiritualizzarsi sino a partecipare alla natura divina”. Non è meglio la natura divina? “Le credenze religiose – scrive Oscar Wilde – fanno proseliti non perché siano razionali, ma perché vengono ripetute”.
MAURIZIO LIVERANI