FATEMELO DIRE
> di MAURIZIO LIVERANI
QUESTA SI CHIAMA… NEO SPUDORATEZZA
Il trasformismo sembra essere più che un vizio una virtù della politica italiana. Resta un vizio agli occhi di chi crede in Dio, cioè di chi sente su di sé le stimmate del divino; può disfarsi delle sue convinzioni per rispetto alle buone maniere, ma una spiegazione può sempre concedersela. Per esempio, il segretario del Pd Zingaretti contro di Maio e Salvini ha sparato, sino a poco tempo fa, le solite cartucce fatte di improperi e di menzogne. Insomma, si è comportato come un “indignato speciale” sempre all’avanguardia del lamento. Oggi, in un giornale di destra è apparso mentre stringe calorosamente la mano a Luigi Di Maio. A rigor di logica la politica dovrebbe essere conflitto di idee opposte; se non proprio di idee, di interessi mascherati da lotta tra opposte fazioni. La sinistra, da noi, ha sempre promesso “magnifiche sorti e progressive”; la destra promette lo stesso avvenire proponendosi come “motore della storia”. Con una gherminella, i segretari del M5s e del Pd, spadellando frasi alte, hanno cambiato tono e hanno trovato un accordo per continuare a operare in questo guazzabuglio che è l’Europa, con l’assenso delle torri campanarie dell’Ue e, soprattutto, di Trump. Il conformismo cambia, a secondo delle necessità, solo il colore, non la radice. La radice è in mano ha chi manovra la grande finanza. La classe politica italiana è oggetto di una crescente diffidenza. E la carta stampata perde ogni giorno punti. La politica, che un tempo era considerata l’arte del possibile, oggi appare un’anomalia senza attrattive.
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I grandi sacerdoti della conoscenza collettiva predicano sempre l’ancoraggio agli ideali forti ed elevati.
Duole constatare che la nuova ondata grillina tradisca una somiglianza con chi ha perso le elezioni.
Chi crede nei presentimenti giura che non ritornerà il fascismo.
Come si fa a dire di no a chi ti assegna un ministero in cambio di una sudditanza.
Chi non si integra o diventa un apocalittico o sprofonda nel cinismo.
Nel giornalismo italiano vige la perdurante nostalgia del buon tiranno.
Chi esorta a essere migliori di quello che siamo incorre nel ridicolo.
Il duce aveva capito che il successo abbinato all’ammonimento affascina noi italiani.
Bandite le bandiere, le canzoni patriottiche anche Dio non viene più invocato né fuori né nelle aule del potere.
MAURIZIO LIVERANI
> (Aforismi dai libri “SORDI RACCONTA ALBERTO”, “IL REGISTA RISCHIA IL POSTO”, “AFORISMI SOSPETTI” e “LASSU’ SULLE MONTAGNE CON IL PRINCIPE DI GALLES” di Maurizio Liverani)