QUISLING TORNA DI MODA

di Maurizio Liverani

In altri tempi, Denis Verdini, ex fedele di Berlusconi, sarebbe stato paragonato a un “collaborazionista”. Se questo termine non ricordasse Vidkun Quisling, militare e politico norvegese, uno dei più famosi collaborazionisti che si era messo al servizio di Hitler e il suo nome è da allora usato per definire i governi che si mettono agli ordini degli occupanti stranieri. Verdini non è più un semplice fiancheggiatore di un partito che si dichiara diverso, ha sconquassato FI proprio nel momento in cui questa forza cerca di rinascere. Verdini è della razza dei non “sottomessi”. Per un po’ ha suscitato sguardi di simpatia per il ministro Alfano e sguardi di invidia di quelli che Silvio Berlusconi ha messo alla porta; poi ha fondato il gruppo parlamentare Ala. Da fiorentino alla “Dio boia!” ha un modo aspro di comportarsi; si sente inconfondibile, irripetibile e un tantino oltraggioso come se abbia una dinamo particolare per raggiungere alte vette. Guai a chi gli pesti i piedi. Ha spostato il varco della storia; “pretende”, ora che l’inciucio è collaudato, di correre il palio di primo ministro. Un sondaggio secretissimo vede in “pole-position” proprio Verdini. Quando i sondaggi sono commissionati fanno pensare alla minigonna: ciò che mostra dà delle idee ma si vorrebbe sapere cosa soprattutto nasconde. Il “fottisterio” del Nazareno è sempre in funzione. Soprattutto se “sotto” si decifra il nome di un pidiessino. Rifondare la politica va bene, ma mai rinunciare a cariche e incarichi. Il maledetto toscano Denis non è raccomandato né come uomo di destra né come uomo di sinistra. E’ utile per l’unità della coalizione per il Sì al referendum costituzionale; alle prossime primarie lo vedremo in gara. Comunque vada, avremo un fiorentino nuovamente a Palazzo Chigi.

 

Maurizio Liverani