RAGGI? NON PERVENUTA…

di Barbara Soffici

A giugno gli italiani sono stati chiamati a decidere chi avrebbe guidato Roma, Milano, Napoli, Torino e numerosi altri comuni italiani. Sulla Capitale, in particolare, la sfida è stata piuttosto accesa, soprattutto a causa delle conseguenti influenze di questa carica amministrativa sulla scena politica nazionale. La destra, divisa da lotte intestine per la conquista della leadership, è stata facilmente messa da parte;  a causa degli scandali e della situazione del Pd capitolino la nomina di Giacchetti era stata già messa in forse; così la giovane candidata del M5s, Virginia Raggi, “lontana dalle militanze nei partiti tradizionali” ma anche priva di ogni esperienza amministrativa locale, ha finito per prevalere. Dopo Mafia Capitale, la disaffezione dei romani verso i partiti convenzionali, considerati sempre meno affidabili, ha spostato l’ago della bilancia verso un voto di protesta. Ora, a distanza di tre mesi dalla formazione della giunta, i romani si stanno rendendo conto che un vero governo della città non c’è stato. Contestata fin da subito per la sua giovinezza e la sua inesperienza, la Raggi è stata  assediata dalle polemiche delle opposizioni e azzoppata dal suo stesso movimento per questioni politico-amministrative: i maxi stipendi dello staff della sua segreteria; la nomina di Carla Romana Raineri a Capo di Gabinetto del Campidoglio e quella di Raffaele De Dominicis come assessore al bilancio; l’emergenza rifiuti e l’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore dell’ambiente Paola Muraro per abuso d’ufficio e reati ambientali relativi a precedenti gestioni (con la conseguente accusa per la grillina di adoperare due pesi e due misure sulla trasparenza e sulla presunzione d’innocenza); infine la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Se è vero che la giunta Raggi non ha prodotto nulla, è altrettanto vero, però, che dopo l’immobilità della giunta Marino, protrattasi per vario tempo, dopo le dimissioni forzate dell’ex sindaco di Roma (per lo scandalo delle note spese), anche i sette mesi di commissariamento non hanno portato “alla soluzione dei problemi della Capitale”. A ben guardare Roma è senza un vero governo da anni; ma, in questo momento, è importante sottolineare che la giunta Raggi finora non ha prodotto nulla. Virginia, logorata da tante pressioni, oggi ha scelto la strategia dell’eclissamento, ha finito per disertare sia l’incontro con Giovanni Malagò del Coni, sia la conferenza stampa, preferendo annunciare la decisione, il “verdetto” negativo sulle Olimpiadi, in diretta streaming: “Roma ha già troppi debiti  per affrontare un tale impegno” ha dichiarato. Ai romani sta diventando sempre più evidente che non basta porsi criticamente nei confronti dell’ “establishment tradizionale”, è necessario avere anche un senso critico rispetto alle “qualifiche” e agli  “incarichi” che si vanno a ricoprire. La storia insegna che l’inesperienza a governare la cosa pubblica ha affossato nel fallimento anche le più importanti rivoluzioni, quelle che si erano prefisse non solo il superamento delle manchevolezze della classe dirigente, ma anche la realizzazione degli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza (o solidarietà). Per gli italiani si ripropone perciò, nuovamente,  il quesito se sia preferibile “l’onestà senza competenza” oppure “una competenza senza onestà”. La terza ipotesi, quella “dell’onestà con competenza” sembra ormai lontana dall’immaginario collettivo.

Barbara Soffici