di Maurizio Liverani
Sorprendente è che il sesso, atout, cui ricorrono cinici produttori non riesce a far salire il termometro del botteghino. Nel giro di poco tempo questo richiamo che sembrava infallibile è sceso nella scala delle preferenze. Improvvisamente i cinefili e gli spettatori amanti del vero cinema si muovono soltanto per il film-evento. Nel cinema d’oggi bisogna tenersi al superlativo. Andare a scovare film noiosissimi ma pretenziosi nei paesi asiatici e snobbare quelli occidentali che, mancando di veri talenti, hanno affidato fino ad ora le fortune al richiamo sessuale. Venezia 2016 segna una data importante: il sesso sullo schermo esercita ormai un flebile richiamo ed è fonte di noia inesauribile. Siamo tuttora fermi al richiamo di “A qualcuno piace caldo” che rimane sempre al superlativo. Ci sono stati altri esempi in cui la sessualità è una formula vincente purché accoppiata ai sentimenti come dimostrano i film di Jane Campion (la regista di “Lezione di piano” e di “Fumo sacro”) dove l’erotismo tiene cattedra con una spiccata aria di superiorità. La sterilità intellettuale dei nostri registi-porno li costringe a gettarsi nell’alta devozione verso le “robe sode”, con la mobilitazione di tutto il gergario volgare. Per mancanza di idee ci si affida ai richiami aguzzini della donna. Non c’è niente di male a celebrare un bel fondoschiena, un bel balconcino. Mefistofele sogghigna proprio nei pressi di queste rotondità gemelle. Nel nostro cinema c’è purtroppo la tendenza a ridurre la donna alle sue funzioni biologiche, destinata soltanto al piacere e all’utile. Si continua, nonostante il femminismo imperante, a considerare la donna un trastullo. Il cinema italiano nella sua gran parte non è in sintonia con la grande cultura; le donne belle nel cinema “usa e getta” continuano ad essere semplicemente decorative, quando non sono semplici ipercorpi. L’attrice brava e bella non manca di nulla, soprattutto di fascino e intelligenza; quella affetta da manierismo artificiale incarna la frigidità della nostra epoca. Gli ipercorpi, come scrisse una volta il cardinale Viganò, sembrano immagine “sintetiche”, corpi senza desiderio, corpi disincarnati che si muovono nelle immagini pornografiche. Purtroppo il nostro Paese, con il cinema, non fa altro che rappresentare la commedia della volgarità. Il sesso è mistero. Che cosa si nasconde dietro questo mondo? Un’altra forma di intelligenza non una mistica afrodisiaca perché il sesso è la via per conoscersi; e nei rapporti c’è una strana attrazione che don Viganò chiama il “luogo della scoperta di sé”: la relazione interpersonale.
Maurizio Liverani