di MAURIZIO LIVERANI
Invece di creare nuove possibilità di lavoro, il governo, estremo avamposto del degrado, ha approvato il reddito di cittadinanza. Ce ne sarebbe un altro, ma non si avrà mai il coraggio di proporlo in quanto gli italiani lo hanno già adottato: consiste nel ricorrere a una soluzione pratica per ridurre le nascite. Il venire al mondo, come si diceva una volta, comincia a essere considerato un’atroce “calamità”. In uno degli ultimi anni la popolazione italiana è diminuita di cinquantamila unità. La modalità per evitare l’evento di venire alla luce sono svariate; una è la fornicazione fine a se stessa, condannata dal Papa. Il pontefice ha accennato, con le dita della mano destra, a uno zero perfetto per indicare l’impopolarità raggiunta nell’Occidente di nascere. Non solo non si produce lavoro, ma decrescono – il tempo ce ne dà continuamente conferma – gli addetti a questa attività che una volta si diceva “nobilita l’uomo”. Faremo come gli abitanti delle isole Figi che a ogni nascita dedicavano pianti e gemiti, mentre a ogni morte festeggiavano con canti e suoni. Il matrimonio è un rito cui si ricorre sempre meno. Si preferisce la convivenza che non comporta obblighi tranne quelli morali, più sopportabili. Il pianeta è super popolato nonostante gli effluvi patogeni delle discariche e dell’amianto. La natura si adopera, come ha sempre fatto, per ridurre il numero degli abitanti su questa terra; alla sua cocciutaggine nell’inventare nuovi germi, si oppongono le religioni contrarie alla fornicazione dilettevole perché non solennemente procreatrici. I sindacati, su questo terreno, si trovano in costante contrasto con le cosiddette autorità morali. Si è ormai fatta largo la convinzione che nel nostro Paese non si è ancora approdati a quello che Emil Cioran chiama “L’inconveniente di essere nati”, sorta di nichilismo perbenistico, una visione del nulla che gli uomini di potere, politici, alti prelati e firme giornalistiche illustri vogliono riempire per garantirsi un prolifico futuro. Su questi motivi si innesta anche l’invito del papa incoraggiante le famiglie a generare nuove vite. Un grande scrittore cattolico François Mauriac ha definito la famiglia “nido di vipere”. In modo noioso e ripetitivo si assiste, invece, alla clonazione di vecchi principi ed è per questo che la storia prosegue fra esuberi, guerre locali, imbruttimento del mondo, inquinamento, inferocimento, peste monetarie. L’umanità è entrata in un’autoriproduzione, le cose continuano ad andare come sempre; l’idea che l’accompagna è da tempo scomparsa.
MAURIZIO LIVERANI