RISO AMARO DI CORRADO

di Maurizio Liverani

La satira è importante quando un Paese, come oggi l’Italia, rischia di diventare un “regime” (se non lo è già diventato) e allora lo sbeffeggiatore, “non integrato”, può decifrare le menzogne, dileggiare lo spettacolo della fiera delle vanità. Ci sono caricaturisti che irridono certi potentati per conto di altri potentati; è un’astuzia che li porterà dalla carta stampata e dallo show nelle aule del potere. Un lanzichenecco che ci invita alla risata e all’ironia amara è, sino ad oggi, soltanto Corrado Guzzanti. Nel suo spettacolo la risata non esclude nessuno, colpisce, riflettendo l’amarezza che l’Italia suscita quasi in ogni campo, prendendo in giro politici e prelati. Il titolo che ospita il riso amaro di Corrado è “Aniene”, un fiume secondario dove l’autore getta tutte le sconcertanti magagne di questa nazione. La satira questa volta diventa importante, verbalizza l’ignoranza scolastica, quello che c’è dietro le grandi parole, i pennacchi, le fanfare, tutto ciò che l’informazione ufficiale tiene cautamente nell’ombra, segnalando, periodicamente, fatti aberranti. La Chiesa tutta non sfugge alla sferza di Corrado, un intellettuale satirico come lo definisce  Aldo Grasso sul “Corriere della Sera”. Una rarità in Italia; può essere solo lui il titolare del “giusto sdegno” verso politica, costume e religione. Guida la mano del regista una logica negatrice e distruttiva; quella che  ha fatto nascere una finta democrazia in cui si è insinuato, inarrestabilmente, il nichilismo. L’italiano, ormai è chiaro a tutti, si caratterizza per essere un cattolico in maniera arcaica da “presepe”, è il contrario di quello descritto dallo spagnolo Unamuño che lotta, si contrappone, cerca la verità. Speriamo ci saranno altri “Aniene”; abbiamo il sospetto che prima o dopo il potere troverà gli antidoti per prosciugarlo.

Maurizio Liverani