La novelletta settimanale del gioco del calcio interessa milioni di tifosi. Le telecronache hanno un audience molto elevata. Le polemiche che seguono ogni incontro arricchiscono le pagine dei quotidiani. Se il lettore si accorge, dopo aver seguito una partita, che i commenti glissano su episodi fondamentali si arrabbia. “Io non commento gli arbitraggi”, è questa la frase infelice di un noto esperto chiamato a derimere un problema. La Juventus, nell’incontro con il Milan, è stata penalizzata o no dall’errore arbitrale? E’ stata enormemente danneggiata, come dimostrano le immagini e le dichiarazioni degli stessi arbitri in campo. Il direttore della gara, Rizzoli, ha ammesso l’errore che minaccia di “falsare” il campionato. Alla squadra di Torino è stato negato un gol dopo venti minuti dalla sua convalida; se ne è avvantaggiato il Milan che per quell’ erroraccio arbitrale si trova ora a due punti dalla Juve invece che a quattro. Se lo sbaglio di Rizzoli avesse danneggiato la squadra cine-milanese i cronisti sgronderebbero di improperi e di insulti. Alcuni arriverebbero a sostenere che la partita sia stata comprata; in passato di incontri non regolari ce ne sono stati molti. Se la televisione sorvola su questi fatti affermando che sono sempre avvenuti e sempre avverranno autorizza le ipotesi meno benevoli. Ai tempi di Gianni Brera, che oltre ad essere un grande scrittore era un esperto giornalista sportivo, sarebbe nato un caso. Erano gli anni dei Valenti, dei Ciotti, cronisti sportivi ancora rimpianti. Anche in questo campo conosciamo un decadimento. La stampa minimizza il fatto e tende a far credere che tutto sia regolare; nelle trasmissioni dedicate al calcio sembrano contenti che alla Juventus – ritenuta squadra sempre favorita – sia stato fatto un “affronto”. Nei commentatori, che non ci sono più, c’era un particolare carattere dove, crediamo, si riconosceva la vera autorevolezza. Vogliamo alludere alla loro libertà intellettuale, quella che è richiesta da un vero sportivo.
Maurizio Liverani