di Maurizio Liverani
Nel codice napoleonico è previsto che bisogna far crescere le differenze tra due fronti. Ormai il solco tra il viticoltore (senza poltroncina) Massimo D’Alema e l’europeista Matteo Renzi è incolmabile. Per rendere più vistoso e ridente il conflitto tra il “sì” e il “no” si è ricorsi al duo Roberto Benigni e Maurizio Crozza. Tutto nella nostra politica, prima o poi, si svolge nello stile della commedia all’italiana. In questo momento abbiamo la conferma che questo Paese è, come sempre, a sovranità limitata. I grandi manovratori della moneta scendono in campo “europeisticamente” a sostenere il “sì”. Il commissario agli affari europei Pierre Moscovici offre il suo “possente braccio” all’Italia per le spese dei terremotati e dei rifugiati. “Ho fiducia nell’Italia. C’è una minaccia populista. Per questo sostengo gli sforzi di Renzi”. Al duo Benigni – Moscovici i sostenitori del “no” contrappongono la combinata Crozza – D’Alema. Il viticoltore e il comico de La7 fanno scoppiare anche il caso delle pensioni. Massimo confida su Silvio Berlusconi, nonostante il leader di FI lo abbia lasciato a frollare per mesi al gancio di una bicamerale mai realizzata. E’ chiaro che Silvio è andato negli Usa per curarsi ma, soprattutto, per tenersi lontano dalle beghe sul referendum. D’Alema vede Berlusconi come un grande manovratore; lo mette in una luce decisiva per la sorte di questo governo. Volpe che caccia di notte, pensa di poter contare sul leader dell’opposizione. In Italia, per Massimo spira sempre uno zefiro di destra: un Berlusconi ben visto negli Stati Uniti potrebbe rappresentare una zeppa nell’ingranaggio renzista; si illude di essere ancora considerato un abile spadaccino che può mettere in difficoltà chiunque. E’ entrato nel vortice di una propaganda ritardata che vuole ingigantire con il “pronto soccorso” di Crozza; un colpo da vecchio stalinista per gettare discredito a un compagno di partito. In questa carnevalata fa la figura di un petardo.
Maurizio Liverani