ROMA ALLE 4 STAGIONI – di Luigi Rugiero

ROMA ALLE 4 STAGIONI

RIFLESSIONI METROPOLITANE, COME FOSSE UNA PIZZA

di Luigi Rugiero

ESTATE (ingrediente: la Frustrazione)

Era già prima del Covid e c’era l’estate vera quell’anno a Piazza Fiume. Nel pieno mezzogiorno il sole a picco rammolliva anche l’asfalto del marciapiede.

In una rara striscia d’ombra davanti alla vetrina d’una banca un biondo di mezz’età sedeva su uno sgabello basso, assorto nella lettura d’un fumetto. Al fianco destro la scorta ordinata di una pila di Tex Willer, a sinistra una scatola per scarpe vuota e un bianco cartone in verticale, quasi una stele epigrafata:

– NON ho casa

– NON ho famiglia

– NON ho lavoro

GRAZIE.

Sullo stesso marciapiede avanzavano lenti e stanchi due giovani signori di chiara natura impiegatizia. Sudaticci dentro la camicia bianca con maniche arrotolate e cravatta penzoloni, addentavano svogliatamente pizza l’uno e panino l’altro. Ogni tanto brevi sorsi d’acqua da bottigliette di plastica gocciolanti.

Sembravano distratti ma passando davanti al biondo l’attenzione residua fu casualmente attratta dal cartello. Uno dei due lesse a mezza voce le iscrizioni, guardò fisso il compagno con uno sguardo d’intesa e concluse: che culo!

AUTUNNO (ingrediente: la Speranza)

Accadde su un autobus della linea 85 nel tratto Piazza Venezia-Piazza San Giovanni. A Roma un autunno tardo e piovoso s’era ormai insediato stabilmente e quel giorno appunto pioveva alla fermata di Piazza Venezia. In attesa ciascuno del “proprio” autobus stavamo addossati allo storico palazzo, i più fortunati addirittura a parziale riparo sotto il famoso balcone.

Dopo lunga assenza gli autobus delle varie linee si decisero ad arrivare tutti insieme, lentamente e attaccati l’uno all’altro, quasi branco di elefanti in una savana d’asfalto bagnato. Salimmo io e un anziano signore sul nostro 85 e lui si avvicinò subito al conducente.

Poi in via dei Fori Imperiali, accennando un sorriso accattivante, chiese: <<Che ce passi pe’ via Merulana?>>. E il conducente, professionale e sintetico: <<No, sta’ linea nun ce passa . Ce passano invece … che poi prenne scennendo alla prossima>>. Superato il Colosseo un ulteriore timido tentativo: <<Ma almeno l’attraversi?>>. Questa volta la risposta fu paziente e collaborativa:<<No, faccio na’ via parallela però, si scenni a San Giovanni dove te dico io, te faccio vedè come arrivarce facilmente>>.

Poco prima della fermata di piazza San Giovanni, ricevute le promesse indicazioni e in attesa di scendere, un ultimo ingenuo tentativo:<<Ma nun l’imbocchi proprio via Merulana?>>. Forse riconoscente per l’opportunità ricevuta, il conducente con intimo compiacimento ma tono non irriverente concluse: << No, nun l’imbocco. Magna da sola>>. Fatta la fermata e chiuse le porte, la corsa riprese a monotono passo di traffico. Rapidamente si dissolsero gli effetti dell’ultima battuta mentre cominciò ad avvertirsi la mancata presenza del simpatico signore di via Merulana. Fuori continuava a piovere.

INVERNO (ingrediente: la Riconoscenza)

L’inverno romano dei rioni e dei quartieri è colorato di mercatini e mercatoni brulicanti d’umanità curiosa. E’ anche un’occasione per acquistare a buon prezzo lo strano oggetto che ti serve, magari per disobbligarti con un regalo di una cortesia ricevuta.

E’ il caso del tuo amico meccanico che ha riparato gratis un guasto della tua auto e ama occhiali dello storico marchio Lozza. Una motivazione in più per un piccolo cabotaggio tra i banchi dei mercati storici di Porta Portese o Via Sannio. Se poi li trovi – disposti in bell’ordine, divisi in tre settori dentro un contenitore apparentemente incustodito sul cofano di una vecchia vettura – e ti soffermi a valutare la situazione, certamente si presenterà il venditore con tutta la sua multiforme disponibilità.

Può succedere che spontaneamente ti spieghi: <<Come poi vede’, ce ne so’ de’ tre tipi. Er primo so’ originali, perfetti e costeno la metà che ar negozio. Er secondo so’ originali ma fallati, nun se vede subito ma dopo un po’ quarcosa non funziona e costeno meno della metà dei primi. Er terzo so’ farzi, c’è scritto ma nun so’ Lozza e costeno quasi gnente>>.

Può nel frattempo succedere che tu abbia individuato un paio di occhiali del secondo tipo ritenuti adeguati e voglia negoziare il prezzo, giustificando la scelta con la finalità dell’acquisto e chiedendo perciò una confezione regalo. Pensi di aver concluso la trattativa ma il venditore ha in serbo una postilla: <<Io t’ho avvisato che so’ fallati e ner tempo er guasto se vede. ‘Nsomma tu te devi da disobbligà der favore pe’ la machina che mo te funziona e perciò devi da fa’ un regalo o ‘na figura de merda?>>.

Messo nudo davanti allo specchio, prendi un qualsiasi paio di occhiali del primo tipo, paghi senza discutere, rinunci alla confezione regalo, ti infili il fodero in tasca e ti allontani in gran fretta cercando di assimilarti alla folla.

PRIMAVERA (ingrediente: l’ Arroganza)

La primavera a Roma, quando c’è, brilla nell’aria e per le strade esulta. Esplode anche l’esuberanza di spazi verdi pubblici lasciati, per riguardo alla natura, rigorosamente incolti e spunta la fioritura di piante spontanee. Spiccano le margherite selvatiche metafore di suggestioni incontrollate.

Può accadere un mattino glorioso di percorrere in auto un’ampia strada cittadina a quattro corsie fiancheggiata e quasi invasa da verde e margherite. Può accadere di doversi fermare ad un incrocio intasato, aspettando pazientemente il verde del semaforo e “ad abundantiam” il decisivo via libero dell’eventuale vigile presente.

Ma qualcuno paziente non è. In prima fila su una vistosa macchina sportiva senza tettuccio due giovani “passeri solitari” giocano con acceleratore, frizione e freno simulando partenze da primato. Intralciano in tal modo il traffico trasversale sotto lo sguardo di disapprovazione e ammonimento del vigile. Nel caso specifico ben presente e di sesso femminile.

E’ a questo punto che il giovane alla guida decide di mettersi in mostra con un rumoroso colpo di acceleratore, attirare con un gesto della mano la sua attenzione e con primaverile intemperanza esclamare: << A noi du’ margherite e na’ bionda media>>. Il suono del fischietto, l’invito ad accostare in disparte, la richiesta di patente e libretto con la contestuale estrazione di penna e blocchetto per verbali non sono sembrati agli altri autisti preludere alla trascrizione di una comanda . Né alla sfornata primaverile di pizze margherita.

Luigi Rugiero