di Maurizio Liverani
Il signore questa mattina uscendo era di umore di destra; all’ora di pranzo era al centro con un umore lievemente sollevato; è rientrato verso sera con propensioni decisamente di sinistra. Presentiamo Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma, in questo modo longanesiano perché nel gioco delle parti tra i vari aspiranti, in questi giorni, i pretendenti al Campidoglio si comportano in maniera strana. Mostrano, presuntuosamente, di aver fatto buoni studi politici; sconcertano con una conoscenza illimitata della storia di Roma. Nelle fazioni che li propongono hanno acquisito nozioni stile Bignami. Rispondono alle domande sui bisogni della Capitale più indebitata del mondo con una baldanza da applauso. Parlare con la candidata del M5S dei problemi riguardati la pulizia, le buche nelle strade, il traffico squinternato, le doppie file di auto, la sicurezza rende esitante l’intervistatore che, improvvisamente, si trova a interrogare un concentrato di “romanità” aulica con domande troppo pratiche. Alfio Marchini è portato dalla destra che ha “supplicato” la sinistra di non alludere, durante la campagna elettorale, alla storia della sua famiglia che si è sempre blasonata con i caratteri di sinistra. Sua cugina, Simona Marchini, donna spiritosissima e interprete di spettacoli di prim’ordine, non ha mai nascosto che il clan dei palazzinari avesse i colori “nero”, “rosso” e “bianco”, nel senso che l’appannaggio è sempre stato nella mani dei partiti più forti e per confondere i romani si davano battaglia su questioni secondarie. Il vero problema è sempre stato per loro l’edilizia con la quale hanno realizzato un compromesso storico ben camuffato ma fruttuosissimo. Oggi la storia tangentizia della Capitale è chiara a tutti i cittadini. Alfio Marchini è un imprenditore di valore, Berlusconi, che di queste cose se ne intende, l’ha strappato alla concorrenza. Alfio in politica è ateo; il suo credo è la rinascita di Roma ed è convinto che i romani conoscano questa sua volontà. Pur non negando qualità ai concorrenti, il vero romano sa che la buona amministrazione con lui è assicurata. Gli altri sono dei volonterosi, ma sono un gradino sotto all’erede della famiglia capitolina. A noi sono un po’ tutti simpatici. Le ideologie, in queste elezioni, hanno il valore di un moscerino agonizzante. Se dovesse vincere Alfio non inneggeremmo alla destra ma ci complimenteremmo con il candidato il quale per salire così in alto ha dedicato studi e applicazioni. Affibbiargli un’etichetta politica si confermerebbe come in Italia e, soprattutto, a Roma non cambi mai nulla.
Maurizio Liverani