di Maurizio Liverani
Ci illudevamo che i rottamati dai giovani piddini si accontentassero del ruolo di “spiriti magni” che si sono guadagnati con i favori elargiti dalla grande industria. Il bisogno uno e trino dell’affermazione della propria personalitĂ induce i rottamati a vendicarsi della nuova generazione che intendeva rottamarli. Per attuare questa controffensiva la vecchia guardia ha aperto l’universo politico della sinistra all’antropofagia. Nonostante l’etĂ sono sfrenati arrivisti; l’essere stati nipotini di Stalin è un blasone che consente loro di sgambettare e saltellare nel ceto egemonico. Grazie alla lunga militanza, piena di fallimenti, si ritengono tuttora custodi dei supremi valori dell’intelligenza; hanno tutti recuperato il complesso della freccia direzionale. Oggi che il claudicante sinistrismo della nuova generazione somiglia a un priapo spento, i cosiddetti matusa congiurano con piglio di vivace inquisizione contro i novellini per concludere che “hanno ancora molta strada da fare”. A nessuno di questi ex, “blasonati” da anni di comunismo, passa per la mente che possa esistere un’ intelligenza superiore alla loro. Come falliti sono una meraviglia, ma recitano, simili ad attori salariati, la commedia dell’avvento di un radioso passato. I nuovi rottamatori si illudevano bastasse loro lo statuto di fiancheggiatori. Istigati da Piero Fassino, i prodiani vogliono convincere le nuove leve ad assumere la funzione di partito fratello, per trattare da pari a pari con un leader cicciuto, con grinta e cipiglio e un tantino di villania come Romano Prodi. La vecchia guardia, insomma, vuol far credere di essere intrisa di principi e di ideali nonostante gli italiani si siano accorti che dietro di essa non c’è nulla; che da tempo la convenzione, la routine hanno svuotato quegli ideali e quei principi di qualsiasi realtĂ . L’emergenza fa insorgere il sospetto che i rottamati risorti stiano covando un percorso ideologico con un po’ di berlusconismo, sinistrismo, veltronismo, narcisismo, lindura cattolica. In questi giorni, lo scarno Fassino si dimostra molto esperto nel far apparire questi ciuchi come visioni celesti. Ci vorrebbero almeno otto milioni di voti per dar loro la statura che credono di meritarsi. Cancellata dai loro volti ogni traccia di disperazione, riescono appena a conferirsi il diritto di essere considerati ancora politici rappresentativi. Non vogliono essere usati come “copertine”; non vogliono fare “da palo” mentre gli altri inciuciano con Berlusconi. Gli irresistibili richiami del ricatto regolano le scelte e le esitazioni di alcuni. C’è ancora qualcuno tra questi ex rottamati che grida: “Romano Prodi torni dietro la lavagna”. In questo nuovo schieramento c’è chi fa bene il suo mestiere illudendosi di giovare al Paese, mentre Prodi crede soltanto a ciò che gli fa comodo, pronto a rientrare in gioco sia con i rottamati che con i rottamatori.
Maurizio Liverani