SCACCO MATTO PER GLI 80 DI SILVIO

di Maurizio Liverani

Se non vogliamo che tornino al potere quattro o cinque gaglioffi, bisogna dimostrare che la democrazia è cosa migliore di una dittatura. Oppure rassegnarsi al paradosso di un bello spirito, Giuseppe Maranini (foto), inventore del termine partitocrazia, secondo il quale la miglior forma di governo è “la dittatura temperata dal tirannicidio”. Dal dopoguerra, nella politica hanno preso lentamente il potere i più furbi; è cominciato il dominio dei ricchi con la falce e martello. Ricordiamo Riccardo Lombardi, socialista tanto ammirato, che rimproverava i comunisti di servirsi dello scudo della Nato per proteggersi dalle interferenze sovietiche; e dello scudo crociato per ottenere una legittimazione di governo. Questa legittimazione l’hanno ottenuta e subito sono diventati astiosi e intransigenti. Nello stesso tempo, per paura di passare per banderuole hanno detto, con uno dei loro capi, che il teorico di Trevi (Marx) “non va più”. L’onestà intellettuale dimostrata in questa sconfessione è quella di una lavatrice per la biancheria sporca. In molti si erano illusi che avremmo visto in azione un partito in cerca di attuare principi politici e ideologici. C’eravamo illusi che le ideologie e le fedi siano spirito e vita; un pungolo per interrogarsi continuamente. Può essere libero un partito in cui è stato soltanto vivo l’odio per Silvio Berlusconi (tanti auguri!)? Se scorgessimo negli eredi di Marx la minima traccia di ravvedimento non avremmo diritto di beffarci di quanti hanno poltrito nella sinistra incrementando solo un’acredine insopportabile contro il nuovo venuto. Per anni l’Italia non ha conosciuto altro che calunnie, intrighi; oggi si scopre che l’ex leader dell’Italia dei valori è condannato a risarcire di 2,7 milioni gli alleati, Achille Occhetto, il giornalista Elio Veltri e Giulietto Chiesa per mancata restituzione di rimborsi elettorali. Una cosa così grave è accaduta mentre si gettava fango sul fondatore di FI; perno dell’impresa moralistica contro Berlusconi è stato, dunque, il denaro.

Maurizio Liverani