SCACCO MATTO?

di Maurizio Liverani

Una volta che i dubbi e i dissensi si sono dissolti, Silvio Berlusconi ha convinto i suoi adepti che nessuno di loro aveva le risorse per suscitare un’ autentica ammirazione al punto da conquistare il Campidoglio. Sorpresa nella destra, ma anche nella sinistra, per la scelta di Guido Bertolaso. Berlusconi ha offerto la conferma di quanto diffidi dei suoi più stretti collaboratori. I primi, Sandro Bondi e Paolo Bonaiuti, si erano vergognosamente staccati dal partito nell’illusione di essere accolti con entusiasmo nella sinistra. Tutti i membri di Forza Italia si sono rivelati affetti da quel rampantismo tipico di quella  borghesia di rapina che vuol vivere soltanto di politica. La politica è così un modo di guadagnarsi la vita, definito da  Ambrose Bierce – una sorta di Aretino americano –  “conflitto di interessi mascherato da lotta tra opposte fazioni”. Il favorito, per il leader di FI, avrebbe dovuto essere Alfio Marchini, un personaggio di cui abbiamo parlato spesso e che è l’essenza del primo cittadino della Capitale. Bocciando i burocrati di partito Silvio dà un colpo micidiale ai professionisti della politica e mostra come il primo cittadino debba uscire dalla società civile e non dai bunker della politica. La sinistra, che si illudeva di aver ormai la strada aperta per il Campidoglio, avverte che il “giochetto” di Berlusconi è il colpo inaspettato che li costringerà a coinvogliare i voti su un candidato spoliticizzato. Competenza, quindi conoscenza dei problemi della Capitale, studi rivolti alla buona amministrazione e una lontana spolveratura di sinistrismo  fanno di Marchini l’ideale candidato a-politico che i romani cercano. Con un tipo così ci si può augurare che alla città vengano sottratti tutti i vizi introdotti dai predecessori fino a Ignazio Marino. Può darsi che Bertolaso e Marchini abbiano una visione assai diversa nel governare una capitale, ma sono certamente due personaggi che non cercano di ingannare le allodole come i precedenti sindaci cattocomunisti. Se la mossa nello “scacchiere” comunale di Berlusconi avrà successo come conseguenza potrebbe riprendere vigore la funzione del politico abile ma non furbastro. Nessuno avrà più voglia di adornarsi di sinistrismo o di destrismo come i granchi quando si agghindano di alghe. Si profila la fine di vecchie formule perché un politico come Silvio aspira soprattutto a por fine alla divaricazione (mai esistita) destra-conservazione e sinistra-giustizia sociale; calerebbe il sipario sulla tirannia delle “cose morte”.

 

Maurizio Liverani