SCADENTE NOCCHIERO

di Maurizio Liverani

Per anni abbiamo sentito sbraitarci all’orecchio “aria nuova, uomini nuovi” e, invece, imperturbabili alle vette del box-office politico, al posto dei vecchi arnesi della politica si sono presentati elementi senz’arte né parte che si sono subito dati la solennità e l’autorevolezza dei grandi “matusa” di un tempo i quali avevano almeno un aspetto venerando; quell’aurea di creature già in contatto con Dio. Gli studiosi definiscono carismatico questo fenomeno; si verifica tutte le volte che, in un Paese, le istituzioni si rivelano impotenti e inefficaci, i partiti sminuiti e screditati. Per impreziosire la propria personalità, Luigi Di Maio ha concentrato la sua prima polemica come leader del M5s contro i sindacati con il risultato di essere aspramente criticato anche da un esponente di FI come Renato Brunetta il  quale, difendendo i sindacati, è scivolato nella buccia di banana della inarrestabilità dell’intesa tra sinistra e destra. La polemica che ne è seguita ci induce a paragonare il candidato dei grillini a presidente del Consiglio all’Ulrich dell’”Uomo senza qualità” di Musil. Citazione assai scomoda, pregnante perché si usa per demolire il prestigio di chi pretende di salire a Palazzo Chigi. “Illustre -scrive Dante- si dice di persona che illumina e illuminata rifulge”. Nessuno tra i pentastellati ha i caratteri di un corpo luminoso; per questo nel movimento sono così irritati e irrequieti. E’ qui la dannazione della nostra Italia: doversi accontentare di quel che passa il convento. Parte degli italiani sperava che con i cinquestelle sarebbe nata una nuova stagione; quella che ignora il rapporto del Censis che ci ha dato la conferma di un italiano senza più il gusto delle aspettative. La società, dal dopoguerra in poi, è andata assumendo, quale norma fondamentale di vita, l’egoismo, cioè il puro soddisfacimento dei propri interessi e delle proprie passioni materiali. Il futuro radioso promesso dalle ideologie e dalla religione è sempre stato rimandato sino a essere abolito. L’italiano si rifugia nel mito del buon vivere da cui è esclusa la nascita di una nuova classe dirigente. E’ un Paese, il nostro, che non ama la classe dirigente ormai da troppi anni. Soprattutto la politica vive nello stato archeologico, con contrapposizioni sterili e infruttuose. Quando i partiti vengono liberati dalla loro idea, dal loro concetto, dalla loro essenza, entrano in uno stato di autoriproduzione all’infinito. Sembra che Di Maio sia stato scelto a guidare il governo proprio perché dotato di quelle qualità che indurrebbero all’entusiasmo e all’ottimismo: un respiro nuovo. Se per respiro nuovo si intende l’ultimo, è ben trovato.

Maurizio Liverani