di Maurizio Liverani
Nel giornalismo italiano vive, non da oggi s’intende, la perdurante nostalgia del “buon tiranno” che si sposa con il piglio franco dei “distinguo”, tanto da apparire oppositore al governo. Per la sinistra, oltre ad avere sempre un coté cortigiano, il bastian-contrario è consentito; è un po’ come l’adultero italiano che fornica fuori casa ma poi torna dalla moglie di sempre.
E’ una figura vantaggiosissima oggi al Pd; mima un dissenso talvolta aspro – scagliandosi da conformisti contro altrettanto conformisti – ma, subito dopo un serrato confronto dialettico, trova un punto d’incontro. E’ uno statuto speciale che il columnist si riconosce; scoperto ormai da milioni di lettori che “saltano” nei giornali le sue schermaglie. Prova ci è data dalla stampa che, per recuperare lettori, adotta da tempo la breve nota di commento. I soli a essere ascoltati scrivono al massimo venti righe, accompagnate dalla loro foto che non giova al loro prestigio. Soltanto da loro piovono calcinacci sul governo, critiche argomentate con frecce spuntate da bastian-contrari. Le vecchie botti che scrivono “lenzuolate” di articoli versano il vino di sempre. Aveva ragione quel giornalista, purtroppo ritiratosi, quando scriveva sulla “Stampa” che “anche i contenuti più nuovi, più arditi possono dare della moneta falsa, se la sintassi è quella schematica d’altri tempi e d’altri linguaggi”. Anche Silvio Berlusconi aveva messo in orbita alcuni attempati “stradivari” del giornalismo. Questi si sono subito atteggiati a bastian-contrari di professione, illudendosi di rimettere in orbita il loro sovvenzionatore. Piano piano il giornalismo è apparso ripetitivo; ha bisogno di un nemico, ora, tuttavia, si invertono le parti, il nemico di ieri diventa l’amico di oggi. Ci si illudeva che la televisione avrebbe supplito la carta stampata e avrebbe fatto da megafono per il giornalismo scritto. L’italiano già legge poco ed è stanco sempre più delle diatribe politiche. Il politico diventa una figura poco gradevole soprattutto da quando un magistrato ha accusato tutta la classe politica di essere truffaldina. L’invito che a questa classe politica andrebbe fatto sarebbe quello di attenersi alla regola di Corneille: “pronunzia tu stesso la sentenza e scegli il supplizio”. Vi condannate, vi assolvete, tanto decidete tutto voi.
Maurizio Liverani