SEDOTTI E ABBANDONATI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

SEDOTTI E ABBANDONATI

Massimo Girotti è stato un attore importante nel cinema italiano per il suo stile sobrio, signorile e l’intelligente espressività. Nella sua recitazione sono assenti ammiccamenti comici e non c’è traccia di furbizia “dialettale”. Dopo la straordinaria prova in “Ossessione” (1943) di Visconti, lo abbiamo rivisto nel “In nome della legge” (1949) di Pietro Germi,  in “Cronaca di un amore” (1950) primo film di Antonioni, in una piccola parte di “Senso” (1954) sempre di Visconti e in “Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci. Induce un sentimento di gratitudine verso Roberto Benigni  per aver tratto dalla immemorabilità Girotti che nel film “Il mostro” (1994) si muove come un essere soprannaturale e vi lascia una non sbiadita impronta. La stessa gratitudine va a Ferzan Ozpetek per averlo valorizzato nel film “La finestra di fronte” (2002).  L’attore, nato nel maggio del 1918, è morto nel 2003 nella sua casa romana.

Sul set madrileno del “Momento della verità” (1965), diretto da Francesco Rosi, Linda Christian doveva sedurre il torero Miguelin. “Ce ne vuole per adescare un torero”, disse Rosi a Linda accennando all’impassibile Miguelin accucciato in un angolo. Il fatto di non poter avere, neppure di tanto in tanto, il monopolio delle delizie di una donna è la maggior afflizione dei toreri. La corrida ha un substrato puritano e, quindi, tetro, austero e represso. Mentre si girava la scena della seduzione, il marito di Linda, Edmund Purdom era contento che tutta quella ammoina gli consentisse di comperare un registratore ultra perfetto con il quale poteva registrare le esecuzioni migliori dei suoi “preferiti”: Beethoven e Bach. La verità era che Miguelin, di fronte agli occhi dolci dell’attrice, a quel suo modo di gestire, a quegli sguardi aguzzini che sfumavano in occhiate di materna tenerezza ma carichi di sfacciati sottintesi, restava assente come un gatto di marmo. Dopo ripetuti ciac andati a vuoto, il torero fu dato letteralmente “in pasto” a Linda Christian secondo la logica della scena richiesta dal “Momento della verità”. “E’ una scena barbara”, commentò Purdom che dopo quella ripresa si ritirò in punta di piedi con un sorriso sulle labbra.

Nella “Terra trema” Luchino Visconti volle pescatori autentici come protagonisti; voleva eliminare così ogni possibilità di errori. Mentre il film è ancora oggi una durevole opera creativa, i pescatori sono stati assorbiti dall’oblio. In nome del neorealismo sono stati strappati dalle loro barche ad Aci Trezza e, indossando la tradizionale divisa da camerieri, servivano a tavola nella villa del regista sulla via Salaria.
 MAURIZIO LIVERANI