SEGNALI DA HAMMAMET


di MAURIZIO LIVERANI

Laggiù ad Hammamet c’è un sepolcro molto “ingombrante”. Quel Craxi che recuperava le origini del socialismo italiano, dei Treves e dei Turati e che andava incontro a ceti che, in politica, hanno gusti e interessi d’élite – sino a provocarne anche lo snobismo. Con Bettino Craxi al vertice del Psi, gli altri partiti sembravano ridotti al rango di scaccini, i volonterosi che fanno le pulizie nelle chiese. In campo democristiano tutti avevano ormai attaccato il palladio al compromesso storico. La paura era che Craxi facesse, come ha fatto, sull’elettorato l’impressione che Elena fece sui vegliardi troiani. Temendo le tendenze monopolizzatrici che hanno portato il segretario del Psi quasi al potere assoluto, i nemici gli hanno scavato la fossa politica ricorrendo a una giustizia fanatica con un magistrato maestro dell’accanimento giudiziario. Si è voluto far credere che con l’incriminazione di Craxi un’epoca fosse finita e ne stesse cominciando un’altra. Oggi sappiamo come nel processo non ci fosse alcun intento moralizzatore. Con l’eliminazione di Craxi la politica è diventata il tempio della mediocrità. Riproporlo con un film che si sta realizzando ad Hammamet, diretto da Gianni Amelio, ci fa pensare che il craxismo sia ancora vivo. Questo lungometraggio potrebbe colmare alcune lacune; ci sarà senza dubbio il momento cardine della vicenda, quando Bettino parla a Montecitorio, piena di onorevoli attenti, del suo caso. A un certo momento, rivolto ai colleghi disse pressapoco: “Alzi la mano chi non ha ricevuto sovvenzioni illecite”. La risposa fu il silenzio assoluto. Tutti gli onorevoli si confessarono “corrotti alla maniera politica”. Un non corrotto, in quella lontana seduta, si sarebbe alzato per gridare il suo risentimento, ma chi l’avrebbe fatto sarebbe mancato alle regole della “buona creanza” che vige tra i mafiosi. Se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. Queste sono le isogone e le isobare della democrazia mafiosa. Perché parliamo di questo film e di questo ricordo? Perché un leader non si autoumilia sino al punto di lasciarsi gonfiare a proporzioni leggendarie. Craxi ha accettato di rimanere con connotati umani. Se fosse tornato in Italia, chi lo ha sempre odiato non gli avrebbe risparmiato accuse. Anche quella di cercare la beatificazione. Craxi sopravviverà nel ricordo del paese per questo suo consegnarsi alle tenebre lontano dall’Italia in cui è stata ordita una congiura per eliminarlo politicamente; anche per cancellare il peso della sua condizione umana e degli atti che ha compiuto. Le grandi personalità non finiscono mai di morire; le loro idee sono sempre intatte e vive. Ora che il suo corpo giace in una tomba cristiana in terra tunisina, Bettino Craxi dà la sensazione che dal sepolcro sia ancora prodigo di stimoli. E’ un capo sempre carismatico e, stando laggiù, aumenta la sua carica propulsiva.

MAURIZIO LIVERANI