SEI “TROPPO”? ALLORA SEI COLPEVOLE
Ad inaugurare la sezione “Altri Percorsi” del Teatro Parioli sarà – dal 19 al 23 ottobre – lo spettacolo IL COLPEVOLE, scritto e diretto da Emanuela Giordano, musiche originali di Tommaso di Giulio. In scena: Jacopo Angelini, Alessandra Barbonetti, Chiara Gallelli, Arianna Ilari, Diletta Laezza, Augusto Lelli, Anna Mallamaci, Laurence Mazzoni, Miguel Milano. Musiche eseguite dal vivo da: Leonardo Ceccarelli (chitarre), Paolo Volpini (batteria e percussioni),aiuto regia Tania Ciletti. Dobbiamo trovarlo e distruggerlo il colpevole. Il nostro accanimento va giustificato: troppo grasso o troppo magro, troppo timido, troppo intelligente, straniero o “diverso”, comunque indifeso, comunque minoranza. Basta niente. La vittima è colpevole di esistere. Colpevoli sono stati gli ebrei, andavano eliminati. Colpevoli le minoranze etniche, gli indiani d’America, i curdi, gli armeni, gli omosessuali, i “negri” bruciati vivi dal KKK, in nome di una supremazia di razza che ogni tanto riemerge come una spora tossica dal nostro inconscio di carnefici, travestiti da bravi padri di famiglia. Le donne, tutte, portatrici del peccato originale, sono colpevoli da sempre. L’illusione di una razza umana, comparsa sulla terra, ad immagine e somiglianza di un Dio benevolo, è tramontata da tempo. L’evoluzione della specie ci ha portato progresso, scoperte, la democrazia, l’uguaglianza (almeno a parole), ma il nostro immaginario, il nostro inconscio è abitato ancora da mostri che si risvegliano quando dorme la ragione. E succede sempre più spesso, in ogni luogo della terra, come se non potessimo fare a meno di accanirci sul nostro prossimo. “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, è un pensiero rivoluzionario molto difficile da mettere in pratica. Lo dimostrano le guerre in atto, la violenza efferata contro cittadini inermi, bambini, donne, anziani. Lo dimostrano gli stermini che avvengono nelle scuole americane da parte di ragazzi isolati, bullizzati, emarginati che si accaniscono, a loro volta, su chi non può difendersi. Che cosa ci racconta tutto questo? E cosa possiamo fare? Parlarne è necessario. Se si riesce a farlo, anche con l’uso provocatorio del paradosso e dell’autoironia meglio ancora, perché certi linguaggi colpiscono al cuore ma non lasciano morti a terra.
La storia – Hanno tentato di dar fuoco ad un barbone che dormiva sotto i portici davanti ad una scuola della nostra città. Alcuni studenti hanno visto due loro compagni mentre infastidivano la vittima. Sono loro i responsabili? Non ci sono prove ma all’interno dell’Istituto si verificano spesso atti di violenza ad opera di quegli stessi ragazzi e di altri loro complici che agiscono anche attraverso i social. Alcuni alunni, insieme ai loro professori, propongono un’assemblea aperta, a cui sono invitati tutti, ragazzi, docenti, genitori, cittadini. Non si vuole fare giustizia sommaria o additare pubblicamente i colpevoli, l’assemblea servirà a confrontare idee ed esperienze. Lo spettacolo racconta questo momento di autogestione, dove una comunità si esprime, si confessa, si confronta animatamente. Emergono complicità e connivenze. Con coraggio si comincia finalmente a parlare e soprattutto ad ascoltare senza pregiudizi nel disperato tentativo di colmare un vuoto, di ritrovare un senso.