di Maurizio Liverani
“Datemi due righe scritte di pugno dall’uomo più onesto e ci troverò di che farlo impiccare”. La frase è del Cardinale Richelieu. La citiamo a proposito di Matteo Salvini il quale è andato negli Stati Uniti a rendere omaggio a Donald Trump, ritenuto dal leghista l’uomo che, salendo alla Casa Bianca, trasformerebbe la nazione in un paese onestissimo. Gian Antonio Stella, su “Sette” del “Corriere della Sera”, elenca tutte le magagne del tycoon americano. L’elenco rende assurda la fiducia di Salvini che si è fatto fotografare accanto al magnate con lo scopo di accaparrare le simpatie delle persone oneste. Credevamo che in Italia tutti fossero ormai convinti come la tirannia dell’onestà appartenga al mondo delle cose morte. Una battuta di Pino Caruso (nella foto) ci invita a fare molta attenzione al modo di presentarsi: “Se si accorgono che sei onesto, sei rovinato”. L’ex governatore della Sardegna sembra la quintessenza della persona perbene, forse è stato questo aspetto a tradirlo. Chi fa sfoggio di onestà è braccato dalla giustizia come un malandrino pericoloso, seminatore di scandalo. Un cardinale che si vanti di una grandiosa integrità morale con prediche da benpensante, è ormai maledetto e vagheggiato perché nessuno crede alla sua grandiosità. Il rubare tra gli eminenti del Paese conferisce, nel commetterlo, un cocente e disperato piacere. E’ un fatto strabiliante eppure magistrati e alti prelati lo dichiarano con aria soddisfatta, come dire: se esiste il tentatore, cioè il diavolo, inevitabilmente deve esistere il seminatore del bene. I gagliardi gaudenti della letteratura truffaldina hanno il fascino dei sublimi “conquistadores”. Il vizio spadellato a tutto spiano, paradossalmente, si eclissa. Oggi in politica la disonestà ha il sapore di una spintarella in chi è incapace di imporsi con le proprie forze. Nel suo “Mein Kampf”, il “Che fare?”, Lenin scrive: “Bisogna essere pronti a tutto: usare se necessario ogni sorta di stratagemma, d’astuzia, di metodi illegali pur di penetrare, restare e compiere, nonostante tutto, la funzione che ci siamo imposti!”. Il ridicolo cui ha portato il sacro terrore di essere onesti offre ai disonesti uno statuto speciale, secondo il quale non bisogna mai ricordare le loro origini. François Revel, che ha studiato il fenomeno in Italia, applicava per noi questa formula: “onorata doppiezza”.
Maurizio Liverani