SIAMO AL BIVIO: FLAIANO O LENIN?

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI 
 
SIAMO AL BIVIO: FLAIANO O LENIN?
La lezione di Guareschi è ormai finita. Il fuoco che accese si è ridotto a tiepida brace. Era un dissacratore e un disgregatore di campagna. La sua polemichetta non può essere certamente confusa con quella di Ennio Flaiano, messo al bando perché ha costantemente indebolito la fiducia degli italiani nelle coscienze critiche sempre alla ribalta. Da quando sentenziò: “Il fascismo è una trascurabile maggioranza che si distingue nel fascismo propriamente detto e nell’antifascismo”, tutta l’intellettualità italiana cercò di oscurarlo. Ci sarebbe da ridere se questo paradosso, più che una intonazione grottesca, rivelasse una verità tragica: in nome di queste due ideologie sono morte milioni di persone. In questo paradosso aveva sintetizzato come comunismo e fascismo siano consolazioni oppiacee con le quali si è cercato di nascondere l’incapacità di realizzare concrete possibilità di sviluppo, scoraggiando gli uomini liberi che invano cercano una nuova connotazione per l’avvenire.  Tentativo che in questi giorni viene testato, messo alla prova da esponenti di partiti che raggiungono soltanto oggi le verità, affrontate sperimentando vie nuove per realizzare un’autentica democrazia. Se fosse ancora vivo il più attuale motto di spirito di Flaiano, al cospetto della situazione del Paese, sarebbe questo: “il peggio sta passando”. Prima sembrava che i politici italiani non avessero mai sentito parlare di un progetto e di una progettazione. I politici si erano ormai abituati a insultarsi; nel giro di qualche tempo è subentrata una sorta di distensione. Di colpo  parlano il linguaggio “civile” della contrapposizione tra idee. La situazione del Paese da “poche ore” non è più barcollante. Si intravvede la possibilità di una politica di nuovo conio, incline al dialogo. Anche Gianni Cuperlo esce dal silenzio e, all’improvviso, diventa una star del partito. E’ sempre in agguato, però, l’invito di Lenin che dice: “Bisogna allearsi ai partiti borghesi per abbatterli… Essere pronti a tutto, usare, se necessario, ogni sorta di stratagemma, di astuzia, di metodi illegali pur di penetrare, restare e compiere, nonostante tutto, la funzione comunista”. Prevarrà l’esortazione di Flaiano o il cinismo di Lenin?
 
 MAURIZIO LIVERANI