«EURINOME E IL VENTO» :
L’OPERA DI SILVIA LOTTI ESPOSTA ALLA LIBRERIA KOOB DI ROMA
Due componenti principali possono individuarsi nell’opera di Silvia Lotti. Un accurato riferimento al reale e, in contrapposizione, un’irruenza del gesto che esula dalla forma per ricomporsi in fantasiosi arabeschi.
Questo avviene sia nella sua opera di grandi dimensioni, murales e mosaici polimaterici, sia nelle opere più intime.
L’appiglio al reale comunque è sempre pregnato del suo sentire, della sua passione per il mito e per la psicologia, e dunque trasfigurato.
Se nelle opere di grande dimensione destinate all’aperto la materia ha un ruolo fondamentale, nelle opere intime, pur essendo essa ugualmente importante, prende una piega più sottile, ricca di sfumature ottenute con infinite tonalità di matite.
Questo il giudizio critico di Giulia Berloco:
“In questa opera dell’artista Silvia Lotti vi è rappresentata la figura di una Dea universale, Eurinome, figura mitologica, il cui nome greco, composto dall’aggettivo “eurus, eureia, euru” ossia ampio, largo, vasto, spazioso e dal verbo “nemo” abitare, distribuire, pascolo, governo, essere padrone, assume il significato di “colei che abita le ampiezze” o “colei che regna sugli spazi”. Eurinome è, dunque, la Signora dello Spazio o la Signora del Caos.
Il mito narra che Eurinome emersa dal Caos Primordiale, trovandosi in uno spazio amorfo, danzando e roteando, divise il cielo dal mare e volteggiando sulle onde richiamò l’attenzione del vento del Nord, Borea, che iniziò a turbinare alle sue spalle. Ed è in questo modo, con questa unione che ha inizio l’atto creativo di ogni cosa.
L’Eurinome di Silvia Lotti è un soggetto che in senso lato, riferendoci ad un punto di vista strettamente rappresentativo e figurativo, è quasi futuristico. Vi è in effetti un notevole dinamismo ove “tutto si muove, tutto corre e tutto volge rapido”.
Si tratta di una immagine che compare e scompare incessantemente. E’ dunque, continuando a citare i futuristi, che “per la persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono”.
Ma si tratta qui di un coraggio, di una energia, di una audacia, di una ribellione contro l’immobilità e di una esaltazione della velocità chiaramente differente se non completamente estranea a quelli espressi dal futurismo.
Eurinome è una figura sospesa, atemporale, volteggia nel Caos primordiale con una chiara valenza simbolica. È una donna oltre che una dea, è nuda e primordiale, è al centro dell’opera, essa stessa simboleggia un atto di nascita così come un demiurgo, artefice dell’universo. È colei che generata e generando partorisce ogni cosa.
L’opera è priva di sfondo perché nulla è stato da lei ancora creato, non ci sono forme, Eurinome è al centro del vuoto precedente alla creazione. La sua creazione.
Tuttavia, lei non è l’unico personaggio dell’opera, ma è accompagnata e travolta dal vento, che qui tramite la rappresentazione di Eurinome assume quasi una adeguata raffigurazione di se stesso. E’ il vento, movimento dell’aria dotato di intensità e forza, che scompone le forme del corpo di Eurinome in piani dinamici di energia vitale. L’artista lo cattura e lo padroneggia con l’utilizzo delle forme e del colore, compone e scompone l’immagine tramite essi.
Si tratta di compenetrazione: l’oggetto in velocità si deforma, si libera dai suoi confini in mille filamenti cromatici e formali senza alterarne l’immagine reale di base.
L’osservatore non ha dubbi su quello che si sta svolgendo nell’opera, nonostante l’audace utilizzo di colori e forme non si oltrepassano mai i limiti verso l’astratto.
La molteplicità dei punti di vista consentita anche attraverso il movimento dello spettatore intorno all’opera, fa sì che questa si concretizzi in una scultura immaginaria dove la quarta dimensione, il tempo, fluttua intorno all’idea artistica. È la simbiosi tra uno spazio spirituale e uno spazio plastico.
L’armonia è soggettiva, non vi è una tridimensionalità spaziale rigida, ma un susseguirsi di alterazioni prospettiche che rendono l’opera espressiva. Si tratta di un nuovo equilibrio che segue le leggi dell’emotività.
Ed è per questo che Eurinome non può che essere al centro di un cerchio, la figura geometrica per eccellenza per circoscrivere il concetto di creazione, infinito e universale.
Figura perfetta che si presta anche all’azione roteatrice causata dal vento.
«Eurinome e il vento» è la rappresentazione di una lotta, una danza sensuale, un atto di amore, uno scontrarsi e abbracciarsi, drammatico e intimo. È una unione.
Silvia Lotti immortala un processo umano complesso in una singola immagine.” Giulia Berloco
L’opera è esposta, ed è una bellezza vederla tra tanti libri, nello spazio multidisciplinare della libreria Koob, in piazza Gentile da Fabriano 16, accanto al Teatro Olimpico del quartiere Flaminio di Roma, per tutto questo mese di aprile 2021.