SILVIA LOTTI; L’AMICIZIA VAL BENE UN MITO
“Il Mito in Sicilia (il cielo, il mare, la terra fra cultura e tradizioni)” è il titolo che Silvia Lotti ha scelto per il progetto PON
“Le piastrelle dell’amicizia” che lei ha condotto con alcuni ragazzi della scuola superiore di Ravanusa e di Campobello di Licata (Agrigento), i quali vi hanno preso parte con un ottimo risultato, ottenendo una composizione artistica finale di oltre 4 metri quadrati.
Quest’opera, che rimarrà esposta in maniera permanente nell’Istituto d’Istruzione Superiore “Giudici Saetta e Livatino” di Ravanusa, è accompagnata da una targa significativa di cui riportiamo qui di seguito il testo.
Alcune figure del mito come diversi punti di vista sulla realtà.
Il prevaricare di un popolo conquistatore (gli Achei) ha anteposto la stirpe degli dei olimpici a precedenti miti della creazione (come quello dei Pelasgi) inglobando e reinterpretando elementi locali precedenti anche antichissimi, qui sinteticamente rappresentati dal Titano che precipita nel Tartaro e da Demetra versione “addomesticata” di una Madre Terra più antica e ben più potente.
La radice greca, che ancora fortemente identifica oggi noi occidentali e ancor più l’area mediterranea, può fornire spunti di natura anche psicologica per riflessioni centrate sul “funzionamento” umano, ed ecco che Dioniso, con il Sileno e con le Menadi sue seguaci, rappresenta la nostra parte “folle”, Apollo la mente “razionale” – anch’essa indispensabile a formalizzare artisticamente la creatività di ogni atto immaginativo, come ben ci ricordano le Muse, qui idealmente rappresentate dalle due maschere teatrali – Ecate la ricerca interiore che può mettere in luce (metterci in contatto con) il nostro essere più autentico e spesso inconsapevole e, al contempo, può liberarci da sovrastrutture non (o non più) funzionali al nostro benessere.
Il prevaricare di un popolo conquistatore (gli Achei) ha anteposto la stirpe degli dei olimpici a precedenti miti della creazione (come quello dei Pelasgi) inglobando e reinterpretando elementi locali precedenti anche antichissimi, qui sinteticamente rappresentati dal Titano che precipita nel Tartaro e da Demetra versione “addomesticata” di una Madre Terra più antica e ben più potente.
La radice greca, che ancora fortemente identifica oggi noi occidentali e ancor più l’area mediterranea, può fornire spunti di natura anche psicologica per riflessioni centrate sul “funzionamento” umano, ed ecco che Dioniso, con il Sileno e con le Menadi sue seguaci, rappresenta la nostra parte “folle”, Apollo la mente “razionale” – anch’essa indispensabile a formalizzare artisticamente la creatività di ogni atto immaginativo, come ben ci ricordano le Muse, qui idealmente rappresentate dalle due maschere teatrali – Ecate la ricerca interiore che può mettere in luce (metterci in contatto con) il nostro essere più autentico e spesso inconsapevole e, al contempo, può liberarci da sovrastrutture non (o non più) funzionali al nostro benessere.
Le decorazioni geometriche superiore ed inferiore, di largo impiego nell’epoca greca classica, apportano alla composizione un senso di continuità e rappresentano un mare (in basso) e un movimento ciclico (in alto) richiamo, seppure stilizzato, a quello del Sole, ma anche alla rigenerazione ciclica della Natura e dunque, in definitiva, alla vita stessa.
Infine le spighe e l’uva (il pane e il vino) elementi base della cultura agricola che, insieme all’archeologia, caratterizza questo territorio.