SILVIO BENEDETTO, UN PROFETA DI ARTISTICA VITALITA’

SILVIO BENEDETTO, UN PROFETA DI ARTISTICA VITALITA’

di Giacomo Carioti

Un tempo si diceva “Nemo propheta in patria”. Una massima più volte confermata nella storia. Ma, riflettendo bene, occorre considerare che è ancor più doloroso e incomprensibile che chi in patria profeta lo è stato, possa essere successivamente colpito da incomprensibili ostracismi, che rischiano di vanificare un intero patrimonio di realizzazioni, di bellezze e di valori.

Questa riflessione ci è balzata in mente durante un nostro recente viaggio in Sicilia, dove, fra le innumerevoli magnificenze o anche semplici originalità, fra miriadi di storie e moltitudini di personaggi straordinari, non potevamo mancare di far visita a Silvio Benedetto, tornato a vivere in permanenza con sua moglie Silvia Lotti in quel di Campobello di Licata: un luogo bellissimo, reso ancor più prezioso, nel corso di decenni, dalle incredibili realizzazioni urbane di Benedetto (fra cui i suoi magistrali murales, che raccontano la storia, le tradizioni e i valori locali), e dalla Valle delle Pietre Dipinte; un’opera unica al mondo, dedicata alla Divina Commedia dantesca, e composta di 110 enormi monoliti dipinti, ciascuno ispirato ad un Canto del sommo poema. Purtroppo questa valle è in completo e incomprensibile abbandono, pur rappresentando un patrimonio artistico e culturale inimitato e inimitabile, che, se adeguatamente protetto e proposto, potrebbe rappresentare un richiamo fuori dall’ordinario anche per il turismo siciliano. Speriamo che si possa intervenire per salvare questa rarità.

Ma la cosa che più ci ha stupito è che, fra le tante iniziative meritoriamente attuate dalla amministrazione comunale di Campobello per animare questa assolatissima estate, non ce ne sia stata una che abbia visto protagonista il Maestro Benedetto: un personaggio che dovrebbe costituire geloso patrimonio di questa bella comunità, non soltanto da esibire, ma soprattutto da “utilizzare” per l’animazione artistica e culturale di abitanti e turisti. Auguriamoci che Campobello – come già è avvenuto e avviene in grande parte della Sicilia, in molti luoghi d’Italia e in alcuni Paesi all’estero – torni a riconoscere nel Maestro Benedetto un esponente artistico fondamentale ed un riferimento costante per rendere viva e vitale la linfa culturale di cui è depositario.

E, ovviamente, che il patrimonio della Valle Dantesca di Campobello sia riconosciuto (Unesco, dove sei?) e riportato ad un degno e sicuramente proficuo livello di fruizione.

Giacomo Carioti