SINISTRA ALL’AMATRICIANA

di MAURIZIO LIVERANI

Forse il partito comunista, dopo tante variazioni, ha trovato la connotazione giusta: la amatriciana. E’ un partito, questo, che non risorge dalle ceneri del passato, ma ne utilizza le ceneri. Il simpatico volto di Nicola Zingaretti dà un’impronta trasteverina a un partito nazionale. Palmiro Togliatti aveva proposto di farne una formazione di élite con una fisionomia operaia; le sue intenzioni, come aveva rivelato Nilde Iotti, erano di attingere dal pensiero liberale, con il fregio della falce e martello. La piovra marxista ha, invece, permeato la struttura di quasi tutti i partiti e ha avvolto tutti i centri di potere. Il nazional-popolare è stato il grimaldello che ha portato la sinistra a raggiungere un vastissimo successo, con un’operazione a largo raggio cui ha dato il suo avallo il Vaticano. Siccome in politica bisogna avere un nemico, si stabilì che questo era l’incarnazione del defunto fascismo, anche se, nell’immediato dopoguerra, un cospicuo numero di fascisti soccorse i compagni di Stalin. Il partito prese un carattere persuasivo per l’elettorato italiano; un carattere qualunquistico. Insomma, i capi hanno subito intuito che dietro a tanti ideali covava una propensione social-liberale. Un’immagine che non doveva mai essere troppo evidente; infatti, nelle varie stagioni della storia politica italiana non si è mai capito esattamente quale politica incarnasse. Assecondando il tira a campa’ degli italiani, questa mangusta politica non si è lasciata sfuggire alcun potere. Dopo il Migliore, questa fricassea di vari ideali ha permeato il Paese. Tentativi di riprendere la strada originaria hanno prodotto una lunga fase di guerriglia urbana. Era fatale che il partito prendesse questa fisionomia popolaresca che ben si identifica nella scelta del nuovo segretario, sintesi di tutte queste variazioni.

MAURIZIO LIVERANI