SOFIA,
TRA L’AMORE E L’ONORE
In
Marocco, l’articolo 490 del codice penale prevede da un mese a un
anno di reclusione per le relazioni sessuali al di fuori del
matrimonio. È intorno a questa spada di Damocle che si sviluppa il
racconto sfaccettato di Sofia, il primo lungometraggio di Meryem
Benm’Barek
Pur
essendo marocchina per ambientazione della storia, la descrizione
delle classi sociali è universale: l’universalità del tema che
emerge dal film – con una descrizione drammatica nella sostanza, e a
volte ironica nella forma – attiene alle disuguaglianze tra le classi
sociali, esistenti più o meno allo stesso modo in tutto il mondo
occidentale (di cui anche il Marocco, inteso nel senso della
geopolitica, cioè del capitalismo occidentale, fa parte).
Sofia è
uscito in Francia a settembre 2018 ed ha replicato l’ottima
accoglienza critica avuta al Festival di
Cannes: http://www.allocine.fr/film/fichefilm-264010/critiques/presse/.
Il
film è uscito anche in Marocco. Questa la dichiarazione della
regista: “qui il pubblico in generale ha reagito bene al film, che
ho voluto rendere il più accessibile possibile, imponendomi nel modo
più rigoroso di evitare ogni caricatura. Durante la tournée per
promuovere il film c’è stato un ottimo riscontro da parte degli
spettatori, mentre il discorso sulla stampa è diverso; in Marocco
c’è la stampa arabofona, letta dal popolo e dalla classe media, e
quella francofona, destinata alle élites. La prima ha capito molto
bene il film e il divario sociale che è messo in scena, mentre la
seconda si è concentrata di più sull’analisi dei personaggi
principali”.
La
storia – Sofia,
vent’anni, vive in centro a Casablanca con i suoi genitori (Zineb e
Faouzi, interpretati da Nadia
Niazi e Faouzi
Bensaïdi). È
un po’ sgraziata e introversa, e non le deve essere facile
confrontarsi con la personalità della zia Leila (Lubna
Azabal),
della madre, e ancor più della cugina Lena (Sarah
Perles),
che è svelta d’intuito e disinvolta. Quest’ultima ha il padre
francese – Jean-Luc, fuori campo per tutto il film, ma dalla forte
influenza – vive ad Anfa in una casa spettacolare sull’oceano, e se
non bastasse è una brillante specializzanda in oncologia.
Durante
un pranzo di famiglia (presente anche una coppia di imprenditori
agricoli francesi che trattano un affare con i genitori e gli zii),
Sofia ha violenti crampi allo stomaco. Per Lena, che viene in suo
aiuto, è presto chiaro che la cugina è incinta, e che lei per
prima ha ignorato i sintomi della gravidanza.
Usando come
scusa la necessità di recarsi in farmacia, Lena prende l’iniziativa
di portare Sofia all’ospedale: grazie alle sue conoscenze, riesce a
farla entrare e qui dà alla luce il bambino, fuori dal matrimonio,
quindi illegalmente…
Da questo momento, Sofia (con un
volto che ne rivela tutta la stanchezza e la confusione) ha 24 ore
per risolvere un grosso problema: sposarsi per non infrangere la
legge.
Appena uscite dall’ospedale nel quale non hanno il
diritto di restare, le due ragazze s’incamminano (con il neonato
strillante tra le braccia) nella notte e nel quartiere antico e
popolare di Derb Sultan alla ricerca di Omar (Hamza
Khafif),
che Sofia indica come il padre e che è un perfetto sconosciuto per
tutta la sua famiglia (molto più agiata), la quale entra presto in
scena quando scopre il segreto. Adesso si tratta di difendere l’onore
di Sofia, di trovare una soluzione, un accordo che possa soddisfare
tutte le parti e salvare la faccia dal punto di vista sociale…