SOGNI, DI QUALE GLORIA ?

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

SOGNI, DI QUALE GLORIA ?

Ogni anno scocca l’ora del Festival; scendono le quotazioni del critico, salgono quelle del notista televisivo che somiglia a un predicatore di una fede scomparsa. I grandi gaudenti delle immagini, i Friz Lang, gli Orson Welles, i Pabst che un tempo dominavano lo schermo non ci sono più. Soltanto una piccola folla avventizia ha oggi preso il loro posto degradando i segreti sublimi dell’arte cinematografica. L’ultimo evento sensazionale è avvenuto qualche anno fa quando un notissimo produttore ha strappato applausi insultando il ministro dei Beni Culturali per aver reso omaggio a un ministro scomparso che aveva fatto spostare verso nord il confine delle zone che potevano fruire della Cassa del Mezzogiorno comprendendo, quindi, Dinocittà.

Dopo aver preso contatto con il mondo nuovo del cosmo politico, il ministro Luigi Di Maio crede ciecamente nella sua vocazione di uomo nuovo. Sente che è giunta l’ora di omerizzarsi. Tutto, in lui, è concepito in funzione di un vantaggio personale che richiede un lavoro di aggiornamento costante e ragionato. Si comporta, a dimostrazione di essere unico, facendo il possibile per non sembrare un uomo-poltrona. La marcia di avvicinamento alle più alte sfere si caratterizza con il rendere, apparentemente, la sua ascesa sempre più liberale.

Sembra che ci sia più rigore negli occultisti che nella scienza dei grandi economisti. I maghi dell’economia ricordano gli addetti alle previsioni del tempo. All’esordio di ogni autunno, gli uomini del pensiero economico si riuniscono e, dopo un conclave, rilasciano interviste rassicuranti. Soltanto i malevoli possono parlare di recessione. Questi illustri personaggi hanno sentito, dopo mesi di panico, l’annuncio che i re magi dell’economia europea forniranno all’Italia l’incenso per la ripresa. Precisano che ci saranno ancora mesi difficili; gli italiani tirino un po’ la cinghia. Non le cuoia, per carità! 
 
MAURIZIO LIVERANI