di Maurizio Liverani
“Solo il farnetico è certezza”; il precetto di Eugenio Montale è legge nel Pd. Insediarsi nei centri di potere in modo “farnetico” e distrarre gli italiani con grandi proposte è la sola strada che il partito di Matteo Renzi ritiene praticabile. Su questa strada Massimo D’Alema, tanti anni fa grande conquistatore di Enti e reti televisive, non ci sarà. Eppure nel ’96 fu varato un trattatello “Da Togliatti a D’Alema”, senza passare per Enrico Berlinguer, colpevole di essersi ispirato, per il compromesso storico, solo oggi accettato, ai postulati del cattolico Franco Rodano. La linea che univa il Migliore a D’Alema era retta; il trattato, ironicamente, venne ascritto allo stesso D’Alema pur recando la firma di Giuseppe Chiarante (foto), quindi un saggio scritto sotto “dittatura”. “A voli troppo alti e repentini / sogliono i precipizi esser vicini”. E’ dal Tasso, ma riecheggia nella battaglia di Achille Occhetto che vedeva il rivale Massimo segretario “ad interim”. Per ridurre in cattivo stato il mito di Berlinguer si impegnò anche Miriam Mafai con la maramaldosa pugnalata: “Caro Berlinguer è l’ora dell’addio”. Il libro doveva consacrare la figura di D’Alema quale leader indiscusso. A distanza di venti anni, il mancato “Migliore” ironizza su Renzi. E il baldo renziano Luca Lotti ironizza, prendendo lo spunto da una frase infelice di D’Alema: “Il premier pensi a governare e non a fare comizi”, replicando: “E’ arrabbiato perché non ha avuto la poltroncina di consolazione”, cioè è diventato, nel partito, un’entità trascurabile. Non è, quindi, un mito mentre una funzione propulsiva viene attribuita a Enrico Berlinguer, mito sfruttato quando il partito è “in panne”. I compagni intelligenti, già allora, sostenevano che D’Alema (come nel medioevo si diceva dei papi di malcerta salute) “non videbis annos Palmiri”, augurandosi che Renzi regni quanto il Migliore. E’ la solita commedia della realpolitik. Dopo il coma ideologico, il mancato Migliore è giustamente risentito ma va incontro a commenti come quelli del renziano Lotti.
Maurizio Liverani